Un eroe del XXI secolo

(di Davide Bartoccini)
02/05/16

Cos'è un eroe nel XXI secolo? Di solito siamo abituati a dedicare questo titolo ad una persona che si batte caparbiamente per i diritti civili, candidato perfetto per un premio Nobel. Oppure ad uno sportivo, che incarna il sogno nel cassetto di tante generazioni di supporter, commossi nel vederlo arrivare ai livelli più alti della competizione dopo aver battuto tutti i record.

Gli eroi che prediciamo poi, di solito sono uomini e donne che sono riusciti a compiere qualcosa di straordinario partendo dalla posizione sociale più svantaggiata che il mondo potesse riservargli: capitani d'industria svezzati da famiglia che coltivavano la terra con il sudore della fronte, o attori di fama internazionale che si sono lasciati alla spalle un percorso travagliato, magari in qualche provincia senza memoria. Sono loro i nostri eroi moderni: per le generazioni di giovanotti come me, ma anche per i meno giovani.

Prima però, le cose erano diverse, e la parola eroe aveva un altro senso, un altro sapore, solo nell'essere pronunciata. A ricordarselo è stata una coppia di pensionati francesi di Florensac, che la scorsa settimana sono usciti di casa, e arrivati all'ufficio postale della piccola cittadina della Francia meridionale, hanno inviato un pacchetto semplice, dove alla voce destinatario compariva in calce: Ambasciata russa presso Parigi. Dentro accanto ad una lettera, erano ben sistemate alcune medaglie che i parenti della famiglia Magué si guadagnarono durante la Seconda Guerra mondiale. Il desiderio era che venissero destinate come presente a Ekaterina Prokhorenko, la vedova dell'ultimo eroe di Palmira. Una medaglia di Cavaliere della Légion d'honneur, insignita ad un loro zio per aver servito la Resistenza ed essere dunque deportato nel campo di concentramento di Buchenwald all'età di 17, e una Croix de Guerre avec palme, della quale era stato insignito il padre di uno dei due coniugi Magué, pilota di bombardieri Boston A-20 che volava per la Francia Libera nel Lorianne Sqd.

Sono state quindi inviate con commozione alla famiglia del tenete Alexander Prokhorenko: lo Specnaz venticinquenne che durante le operazioni per la riconquista della città siriana di Palmira rimase solo e circondato da un folto gruppo di militanti dell'ISIS, e finite le munizioni pregò alla radio il suo comandante di dirigere sulle sue coordinate un attacco aereo per eliminare la minaccia nemica. Chiudendo la comunicazione disse: “Mi hanno ormai raggiunto, non ho più munizioni. Grazie comandante, dite alla mia famiglia che li amo, che ho lottato fino alla fine. Vi prego, prendetevi cura della mia famiglia, vendicate la mia morte, vendicatemi. Addio comandante, dite alla mia famiglia che li ho sempre amati.”

Appresa la notizia, il presidente russo Vladimir Putin ha personalmente invitato i coniugi Mangé a visitare il proprio paese in occasione della Victory Day Parade che si terrà come ogni anno il 9 maggio nella Piazza Rosso a Mosca. L'ambasciatore russo Alexander Orlov, ha poi visitato la coppia fornendo loro i nuovi passaporti e i visti necessari. Contemporaneamente anche l'ottantenne Daniel Couture, residente a Agde, inviava la Légion d'honneur di suo padre alla famiglia Prokhorenko.

La notizia, nonostante sia stata divulgata dai canali ufficiale dell'Ambasciata russa, non sta avendo molta risonanza mediatica; forse perché come citavo in apertura, oggi l'idealtipo di eroe assume per motivi a me ignoti altre forme o pertinenze. E anche una medaglia al valore, non ha più molto senso per tante, troppe persone. Per i coniugi Magué, per Daniel Couture, e per me, Ekaterina Prokhorenko era la moglie di un eroe dei nostri tempi, ringrazio dunque che qualcuno, forestiero nei tempi della globalizzazione, se ne sia ricordato.