Militari e studenti? Una riflessione sulla formazione iniziale degli ufficiali dell’Esercito

15/05/18

Nel mese di Dicembre 2017, lo Strategic Studies Institute dello US Army War College ha pubblicato un ultimo volume1, di una serie di monografie centrate sull’esame dello sviluppo della formazione degli ufficiali dell’Esercito che pone le basi per una profonda revisione dell’iter formativo di base e avanzato, al fine di rispondere al mutare delle esigenze.

Non v’è dubbio che l’argomento è di forte attualità non solo per le Forze armate USA ma anche per quelle nazionali. Infatti, se la domanda a cui rispondere rimane: “come formare degli ufficiali in grado di operare nei futuri scenari operativi?”, la risposta deve tener conto delle mutevoli caratteristiche di tali contesti.

L’esigenza formativa

Da questo punto di vista, pur tenendo conto dell’incertezza che contraddistingue il futuro, abbiamo dei riferimenti interessanti sulle pubblicazioni dottrinali e di sviluppo delle capacità della Difesa che ci possono aiutare a fissare alcuni punti saldi.

Il primo documento che ci aiuta a determinare le caratteristiche dei futuri scenari operativi è il Capstone Concept 001 dello SMD - CID: “Implicazioni militari dell’ambiente operativo futuro”2 che definisce, nella parte II, gli ambienti operativi come complessi, congestionati e connessi e che negli allegati fornisce maggiori dettagli sia in merito ai futuri shocks (intesi come acceleratori strategici) sia in merito al concetto di cross domain synergy, prefigurando l’impiego complementare piuttosto che additivo di talune capacità in differenti domini (terrestre, marittimo, aereo, spaziale e cibernetico), in maniera tale da accrescere le capacità complessive e compensare i punti deboli delle altre.

Il secondo documento di elevato interesse è la Pubblicazione PID/S1 dello SMD - CID: “La Dottrina Militare Italiana”3 che al Cap. V nel definire le Forze Armate come “sistema”, evidenzia la necessità che il sotto-sistema Culturale e Apprendimento (deputato, quindi, anche allo sviluppo del ciclo Lezioni Identificate/Lezioni Apprese) debba svolgere il proprio ruolo con particolare enfasi allo sviluppo della Forza Militare del futuro.

Il combinato disposto delle caratteristiche dei “possibili futuri” con le funzionalità produttive del sottosistema Culturale e Apprendimento ci porta a poter dire che i futuri ufficiali dell’Esercito dovranno saper operare in seno a complessi di forze joint contraddistinte da un alto grado tecnologico, in contesti complessi in cui non esistono soluzioni prefigurate anche da un punto di vista dottrinale. Gli ufficiali del futuro dovranno, quindi, essere in grado di individuare soluzioni a problemi militari (d’azione e non) che non solo non presentano caratteristiche standardizzabili, ma, al contrario, saranno fortemente evolutivi, in contesti ibridi in cui le attività militari saranno sempre più miscelate a quelle di molteplici attori della scena strategica internazionale.

Quale selezione adottare?

Alla luce di quanto appena detto, prima ancora di individuare una possibile strutturazione della formazione, occorre chiedersi quali siano le caratteristiche da ricercare negli aspiranti ufficiali. La formazione, infatti, dovrà sfruttare le potenzialità di ogni singolo aspirante convogliandole nell’alveo del processo volto a formare il futuro ufficiale, ma per far ciò necessita di partire da uno zoccolo duro in termini di base culturale e capacità cognitive individuali.

In particolare, il livello culturale di base da accertare dovrà essere rivolto prevalentemente al settore che gli anglosassoni chiamano STEM, acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics. Una preparazione cioè non solo prevalentemente scientifica ma con attitudine alla ricerca e alla sperimentazione.

Perchè la preparazione e l’approccio STEM è così importante? Lo è perché qualsiasi ufficiale, abbandonati i banchi degli Istituti di Formazione di base, si troverà ad operare in unità altamente digitalizzate e provviste di mezzi tecnologicamente evoluti. Sino a dieci anni fa, per trovare un tale livello di complessità tecnologica bisognava salire sino al livello di Divisione o Corpo d’Armata. Adesso non è più così. Gli ufficiali dovranno operare sempre più in ambienti decentralised and dispersed, in cui anche il nemico è connesso e conosce/usa mezzi avanzati di contrasto dello spazio elettromagnetico e cibernetico. L’ufficiale anche a livello di minori unità deve essere in grado di interagire con gli specialisti alle sue dipendenze. Personale che per livello di specializzazione posseduto è, per definizione, in grado di far fronte solo a problemi standardizzati o comunque ad essi riconducibili. L’ufficiale si troverà, in talune situazioni, ad essere solo nell’assumere decisioni operative che richiedono conoscenze tecniche e scientifiche elevate.

Questo tipo di preparazione sarà poi di estrema utilità anche durante lo svolgimento delle funzioni di staff che – di fatto – costituiscono la parte preponderante della carriera di un ufficiale. Per tale ragione, occorre anche definire il livello minimo di preparazione STEM che gli aspiranti ufficiali dovranno possedere. Quello fornito dalle Scuole Medie Superiori è sufficiente? Alla luce dell’evoluzione del mondo scolastico nazionale, la risposta potrebbe essere negativa.

Il secondo elemento da ricercare negli aspiranti sono le capacità cognitive4, al fine di selezionare quelle persone in possesso, non solo di un ottima preparazione STEM, ma anche con maggiori capacità di problem solving e spirito adattivo, l’unico che in ultima analisi consentirà di poter operare nel complesso ambiente operativo del futuro (incerto per definizione), quando, cioè, i possibili futuri (ipotesi di pianificazione delle capacità a lungo termine) si saranno trasformati nel presente.

Quale formazione scegliere?

La Formazione iniziale di un ufficiale (Accademia e Scuola di Applicazione, per l’Esercito) ha lo scopo di costruire quello zoccolo duro di competenze militari che devono consentire all’ufficiale di essere inserito nel mondo militare e affrontare il prosieguo della propria carriera, con riferimento non solo ai gradi più bassi, visto che la Formazione avanzata e superiore fornisce dei pacchetti aggiuntivi di competenze che, tra l’altro, non sono destinati a tutti (vds. preparazione presso ISSMI e IASD).

Avendo introdotto l’esigenza di sviluppare “attitudini” militari, occorre necessariamente richiamare alla memoria la cosiddetta piramide della competenza così come sviluppata in età tardo rinascimentale. In particolare, le tre aree fondamentali che compongono i vertici della suddetta piramide sono:

  • sapere (savoir): questa appare l’area di più facile definizione poiché alle conoscenze individuali occorre aggiungere delle ulteriori nozioni utili a consentirne l’inserimento nella vita militare e nelle funzioni che dovrà assolvere dopo il superamento del ciclo di formazione iniziale;

  • saper fare (savoir faire): come in tutte le professioni, l’acquisizione di abilità in questo specifico settore non risulterà facile, poiché l’allievo ufficiale dovrà non solo acquisire competenze nell’eseguire i compiti in quanto militare, ma anche quelle relative al suo futuro status di comandante di uomini. Per tale motivo, e per evitare rotture nella catena di fiducia esistente tra comandanti e personale dipendente, appare opportuno ripensare il collocamento dell’ufficiale appena uscito dagli Istituti di Formazione. Per diventare bravi comandanti occorre poter costruire progressivamente il proprio savoir faire. Lo step del Comando di unità a livello plotone costituisce sicuramente un ottimo viatico per costruire, su basi solide, le future classi di comandanti, puntando sulla costruzione della leadership e non sul management quale funzione primaria;

  • saper essere (savoir être): costituisce un’altra area di difficile sviluppo ma anch’essa è fondamentale per lo sviluppo di individui destinati a compiere scelte che vanno ad incidere sulla vita di migliaia di persone, in ultima analisi, sia in operazioni sia in attività in stasi operativa. Il saper essere è visto come la capacità di saper sviluppare delle azioni e/o delle reazioni appropriate al contesto nel quale ci si trova. Presuppone, ovviamente delle ottime competenze nelle due aree precedentemente citate, ma anche una comprensione straordinaria dell’ambiente nel quale si è immersi, operativo o non. Lo sviluppo di quest’area è fondamentale nel corso della Formazione iniziale se non si vuole correre il rischio di minare la validità dell’intera formazione. Per tale motivo, la Pubblicazione dello SMD PID-O8 (L’addestramento Militare – Vol. I) cita tale area quale vitale per un corretto iter formativo.

In tal senso, nel corso della Formazione iniziale, occorre:

  • incrementare la preparazione STEM con particolare riferimento al settore specialistico in cui l’ufficiale dovrà esprimere la propria professionalità. Pensare che un ufficiale di Artiglieria, del Genio o della Fanteria debbano frequentare uno stesso iter di formazione e acquisire, grosso modo, le stesse competenze è privo di logica. Le Armi e le specialità esistono in tutti gli eserciti poiché destinate ad esprimere settori di alta specializzazione in campo tattico (e ora anche strategico/operativo). Alla luce delle scelte adottate nel passato in termini di eliminazione delle peculiarità previste dal Testo Unico delle leggi sull’Istruzione Superiore5 a favore delle Scuole d’Applicazione d’Arma, il ciclo di formazione iniziale deve portare all’acquisizione di un titolo di studio abilitante ai fini dello sviluppo delle proprie competenze, tenendo in debito conto che obiettivi ulteriori possono essere raggiunti con la formazione avanzata;

  • incrementare le capacità cognitive con particolare riferimento, ma non solo, alla soluzione di problemi non standardizzati. In operazioni, l’intervento dell’ufficiale si dimostrerà risolutivo solo se sarà in grado di fronteggiare gli eventi anche con soluzioni non riconducibili a schemi tattici o tecnici predefiniti. In analogia a quanto accade nel mondo del lavoro civile, i problemi standardizzati rientrano nelle competenze e nei profili professionali dei periti o dei possessori di laurea triennale. I problemi non standardizzabili possono essere affrontati solo da chi ha competenze tecnico-scientifiche superiori e cioè dai possessori di laurea magistrale. Un ufficiale, nel corso della propria carriera deve poter contare su competenze analoghe e non per il mero accesso alla Dirigenza;

  • instillare nei futuri ufficiali una mentalità basata sul “push and tray” che favorisce e premia chi si assume, in operazioni come nella vita in “stasi operativa”, delle responsabilità e dei rischi calcolati per l’assolvimento della missione. Occorre assolutamente negare ogni spazio alle persone “devote” alla zero-defects mentality6 che tende a bloccare e invischiare ogni azione a seguito di interpretazioni in senso restrittivo della normativa o della situazione tattica/lavorativa;

  • insegnare la metodologia del “Mission Command”7 (in parallelo con il Battle Command) evidenziando la sua validità nel garantire l’esecuzione della missione nei moderni scenari operativi. Nel contempo occorrerà porre in giusto rilievo la negatività dell’approccio basato sul “Detailed Command” che tanto successo ha avuto e ha nel personale più burocratizzato;

  • fornire gli strumenti per garantire una corretta gestione delle risorse umane che rappresentano sicuramente la componente più preziosa della F.A.. E’ necessario, inoltre, approcciare anche la metodologia del talent management per evidenziare l’importanza del corretto sviluppo e valorizzazione delle competenze e specializzazioni del personale che i futuri ufficiali avranno alle loro dipendenze, senza dimenticare, ovviamente, quelle nozioni che consentiranno all’ufficiale di ben operare negli incarichi immediatamente successivi all’uscita dagli istituti di formazione iniziale ma che devono essere visti come una sorta di “complementi” e non il nocciolo della formazione.

Conclusioni

In sintesi esistono:

  • notevoli margini di manovra per selezionare tra gli aspiranti ufficiali le persone con maggiori potenzialità non solo in termini tecnico-scientifici ma soprattutto in base alla predisposizione all’adattamento a situazioni e contesti che sono, al momento del reclutamento, in larga parte imprevedibili. Nel 2018 saranno selezionati coloro che comanderanno il reggimento nel decennio 2040 – 2050. Nonostante tutte le ipotesi che si continuano a sviluppare circa i possibili futuri, nessuno è in grado di dire con esattezza cosa sarà un reggimento nel 2050, quali sistemi d’arma avrà e quali tecniche di combattimento utilizzerà. Una cosa però è certa, solo chi saprà adattarsi, seguendo i trends, e avrà forte spirito innovativo saprà operare correttamente in quel contesto;

  • anche delle certezze. Quali che siano le caratteristiche degli scenari e della società del futuro, gli allievi ufficiali che supereranno con successo l’iter di formazione iniziale, avranno responsabilità enormi nei confronti sia del personale alle loro dipendenze – in quanto comandanti - sia dei decisori del momento, in quanto ufficiali di staff. La competenza che dovranno esprimere, unitamente alla fiducia e al carisma che dovranno emanare si comincia a creare attraverso una selezione e un iter formativo che siano dedicati in maniera esclusiva alla formazione dei Leaders del futuro e non alla mera ricerca di titoli di studio astratti o altrettanto astratte graduatorie di merito.

Molto è stato fatto nel corso degli anni per andare in contro alle esigenze della F.A. di avere leaders al passo con i tempi, ma molto rimane da fare. Ovviamente, il ripensamento della Formazione Iniziale deve essere accompagnato da un analogo processo a favore di quella superiore/avanzata, senza omettere una profonda riflessione sulla selezione e le caratteristiche dei tutors e degli insegnanti militari e civili. Anche in discipline che potremmo considerare “mature” è tutt’altro che facile trovare docenti che possano trasmettere il giusto “sapere” e il giusto “saper fare” applicato al combattimento, dove si determinano condizioni ben più gravose di quelle ipotizzabili nello sviluppo delle attività lavorative/industriali.

Con questa riflessione si è voluto porre l’accento su alcuni degli aspetti della selezione e dell’iter formativo che dovrebbero essere presi in conto per dotare i comandanti del futuro degli strumenti che gli consentiranno di ben figurare nel complesso panorama nazionale e internazionale nel quale si troveranno ad operare, con l’auspicio di poter integrare questi elementi iniziali con ulteriori riflessioni sull’intero sistema formativo.

Gen. Mario Ruggiero

    

4 Con «abilità cognitive» si intende l’insieme dei processi e attività mentali, come il problem solving, il ragionamento, il pensiero, le capacità deduttive, che coordinano le nostre conoscenze, ovvero le rappresentazioni mentali di principi, procedure e teorie di un insieme di saperi dominio-specifici, in grado di favorire l’acquisizione di maggiori capacità adattive.

5 Vds. RD 1592 del 31/08/1933 Art. 25 e 180

7https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/14702430308405081

(immagini: U.S. Army War College / SMD / Esercito)