Macerie fumanti

18/04/19

Sindacalismo militare: una “misura epocale” che sta prendendo corpo, come si può toccare con mano scorrendo i due comunicati comparsi sul web nelle ultime 24 ore a firma, si fa per dire, uno del SIM Carabinieri e l’altro di sassate.it.

Nel primo si attacca il generale Gian Gabriele Carta per una lettera aperta indirizzata al Capo dello Stato nonché Comandante Supremo delle Forze Armate, al fine di sottolineare il diffuso disagio per la forma (e non per la sostanza) con cui il Ministro della Difesa ha enfatizzato l’unione civile tra due donne della Marina Militare. La sintesi del comunicato è “Il Ministro Trenta non si tocca. Pronti a scendere in piazza”, un messaggio rivolto a … a chi? Al Capo dello Stato? Ai partiti che sostengono il Governo?

Nel secondo comunicato, dal titolo “La Trenta all’attacco delle promozioni guidate; si andrà avanti solo per merito”, si lancia lo slogan “la ricreazione è finita, davanti agli esterrefatti Capi di Stato Maggiore e al Comandante dei Carabinieri (ma anche agli entusiasti delegati del Consiglio Centrale di Rappresentanza Militare).” Il garbato e misurato linguaggio induce subito a non dedicare tempo a commenti o analisi, ma ritengo doveroso per me e utile per qualcuno sottolineare due aspetti:

- a nessun cittadino può essere vietato di rappresentare al Capo dello Stato il proprio disagio morale leso, a torto o a ragione, dall’altrui comportamento;

- è fuor di dubbio che anche il sistema valutativo in vigore nelle Forze Armate può essere oggetto di pressioni (che diavolo, siamo in Italia, dove uomini politici e di chiesa, parenti e amici, onesti e mafiosi non si fanno mancare la telefonata della serie “ti assicuro, Tizio è bravissimo e meritevole più di Sempronio), ma da qui a “la ricreazione è finita” ce ne corre. Se così non fosse, anche chi scrive, figlio di un sottufficiale dell’esercito morto a 39 anni, non si spiegherebbe come ha fatto a diventare generale e ad aver avuto il privilegio di essere il primo comandante sardo della Brigata “Sassari” (28° per l’esattezza, visto che il SIM Carabinieri ha precisato che il generale Carta ne è stato il 30°).

Ma considerato che de minimis non curat praetor, mi sia consentito almeno porre due domande ai sindacalisti in divisa: come mai non ho ancora letto di alcuna presa di posizione sindacale contro “il padrone” politico, che senza battere ciglio ha consentito che le FA fossero depredate di 500 milioni di euro, pur sapendo che il bilancio della difesa è tanto misero da non consentire di adeguare i modesti stipendi dei volontari e non solo quelli, di pagare gli straordinari, di destinare risorse all’addestramento, di manutenzionare i mezzi, di rinnovare i materiali ecc?

E ancora: come mai non si è levata alcuna critica contro l’attribuzione di compiti (quali rattoppi di buche stradali, controllo depositi rifiuti, vigilanza campi rom e via dicendo) che non hanno nulla a che vedere con quelli istituzionali previsti per le FA dalla Costituzione?

È legittimo il sospetto che a promuovere le esternazioni sindacali siano rappresentanti molto “svegli” che si sentono legittimati, sulla base di qualche centinaio di voti racimolati sul territorio nazionale, a rappresentare centinaia di migliaia di militari, la maggioranza dei quali temo non siano in sintonia con loro.

Sussiste il pericolo che i sindacati militari subiscano, al pari dei vertici politici, l’influenza dei partiti prima che quello dell’istituzione cui appartengono. Questa scelta, conveniente per chi la fa ma decisamente censurabile, non può che provocare danni e lasciare per strada una scia di macerie fumanti.

Destano perplessità anche i ripetuti tentativi - come riportato dalla stampa - di enfatizzare presunti contrasti tra i militari e alcuni partiti, così come appare non veritiero (ma questa è una mia illazione) che ci possa essere grande sintonia tra vertici militari e vertice politico; l’impressione è che si voglia seminare zizzania e creare contrasti diffondendo falsità o nascondendo alcune verità, due condotte che hanno un fine comune.

Ma in fondo era fatale che tutto ciò avvenisse, ove solo si consideri che la responsabilità della Difesa è nelle mani di un partito che non ha nascosto sin dal suo nascere la sua scarsa sintonia col mondo militare. Un partito che tuttavia ha avuto la preveggenza e l’astuzia di circondarsi di collaboratori che temo antepongano la politica all’istituzione cui appartengono. Mi auguro di sbagliarmi.

Generale Nicolò Manca

Immagini: ministero della difesa