Un tesoro nascosto al museo dell'aviazione di Belgrado

10/01/18

Pochi giorni fa mi sono recato a Belgrado. Dopo esser atterrato all'aeroporto intitolato al celebre scienziato serbo Nikola Tesla, sono salito in taxi alla volta dell'albergo. Giunto nei pressi dell'uscita ho notato dietro a degli alberi la sagoma inconfondibile di un Caravelle e, poco dopo, una distesa di caccia dell'est. Ho scoperto un luogo molto particolare che cela anche un italico segreto: il museo dell aeronautica di Belgrado!

La guerra del Kosovo della fine degli anni 90 ha lasciato molte tracce, a Belgrado ne ha lasciate anche di "aeronautiche". 

In una parte esterna visitabile vi sono molti aerei, alcuni - purtroppo - in condizioni precarie. Ho visto uno Junkers 52 che presenta dei buchi sulla fusoliera dovuti all incuria e vari DC3 o meglio C47, alcuni smontati, che necessitano di un bel restauro, alcuni elicotteri Mi4 e Mi8, due Kamov e un Mig 21 ed un curioso decoy Mig 29.

Il cuore del museo è una struttura con una forma molto particolare: in vetro e acciaio, progettata nel 1989 dall’architetto di origini slovene Ivan Štraus, a forma di ellissoide, una sorta di formaggella tutta vetrata, mi ricorda le strutture progettate da uno dei più grandi ingegneri italiani Pier Luigi Nervi.

La visita inizia dal piano terra. Lo spiazzo antistante è purtroppo mal conservato: vi sono moltissime mattonelle che compongono la pavimentazione rotte o mancanti. Scopro più tardi che sotto la malconcia superficie su cui sto camminando vi è un magazzino che conserva un tesoro aeronautico italiano del quale vi parlerò più avanti.

Il piano terra è dedicato agli albori del volo in Jugoslavia e fa bella mostra di sé un Nieuport Bebè tra motori, mitragliatrici, foto d'epoca e cimeli vari.

Salendo la scala che porta al primo piano si scorge dalle vetrate il magazzino esterno pieno di una moltitudine di altri Mig 21, Soko Galeb e Jastreb, mono e biposto oltre ad alcuni Soko Orao e Kraguj.

Un Caravelle ex JAT fa "bella" mostra di sé (l'incuria e il fatto di essere all'aperto lo hanno ampiamente deteriorato). Ai piedi di una struttura si vedono alcuni Utva 66H ed uno Zlin 326, tutti smontati. 

Al primo piano vi sono dei pezzi unici: un Mig21, uno Spitfire Mk IX, un Me109, un P-47D, uno Yak 3 e una sezione snteriore di P-38. Vi sono anche jet occidentali come l'F84G e un F86D, un IT33A, una versione modificata di T33 con l'adozione nel muso di fotocamere che ha modificato il nome in It33 ed uno Gnat. Appesi vi sono vari velivoli tra cui un Tiger Moth, un T6 ed un biplano Polikarpov.

Il clou è al centro dove si vedono dei residuati bellici americani della guerra degli anni 90. Si trova appeso un Predator danneggiato (probabilmente abbattuto).Vi è un tettuccio e una parte di deriva di un F117 abbattuto da un Mig 29. Al suo interno, si scorge il casco del pilota che lo pilotava... Vi è anche parte di una deriva di un F-16, anche questo abbattuto, sulla quale troneggia la sigla AV che identifica "Aviano" (era partito dall Italia).

Una vetrina contiene svariati missili occidentali recuperati dai campi di battaglia.

Al centro un Soko Orao e a lato di un Soko Jastreb si vede la parte terminale molto danneggiata di una coda di un Super Galeb. 
L'aereo era stato colpito da uno stinger nel 1991 sparato dai croati durante la guerra. L'aereo è incredibilmente riuscito ad atterrare: c'è la foto del pilota ritratto accanto alla coda del velivolo squarciata dal missile. Il pilota elogia l'alta affidabilità dell'aereo che gli ha permesso di atterrare.

Dalle vetrate si scorge il parco velivoli immagazzinati: Mig 21, Soko Jastreb, Orao, Kraguj, per citare i più numerosi. Non è visitabile. La vista mi ricorda la distesa di aerei in stile Davis Monthan, tutti allineati e affiancati l'uno all'altro. Credo che il motivo sia perché gli aerei non sono ancora stati smilitarizzati.

Una nota: tutti questi aerei, in particolare i Mig ed i Soko ma anche gli elicotteri, sono completi (strumenti e motore) compresi quelli.occidentali! 

Mentre parlo con una persona che lavora li, racconto di essere un pilota Italiano appassionato di velivoli storici e che ho volato anche su un Caproni 100... Mi risponde di conoscere bene i Caproni e tutti gli aerei italiani perché furono acquistati dalla Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale, Savoia Marchetti S79 compresi. Purtroppo - aggiunge - che non ne rimane più nulla ma che immagazzinato hanno un aereo italiano e che sarebbe l'unico esemplare rimasto esistente al mondo. Chiedo con gli occhi sbarrati dallo stupore - come quelli.di un bambino che riceve un giocattolo nuovo - di cosa si tratta... Lui risponde "un Fiat": l'unico G.50 bis dell aviazione croata!

Come italiano e pilota di aerei storici chiedo istintivamente di poterlo vedere. Mi risponde che per poter accedere al magazzino serve l'autorizzazione del ministro della difesa. Assieme al G.50 bis ci sarebbe anche un Fw190.

Ho capito subito dove si trovava e non vi nascondo di aver pensato di cercare qualche porticina aperta nella speranza di fotografarlo. Ma non è servito perché, poco dopo aver fatto una rapida ricerca in internet, ho trovato alcune foto.

Nella parte esterna non accessibile ma chiaramente visibile ho visto tra la moltitudine di Mig e Soko anche un altro ormai raro F84G ed un F86E, un De Havilland Dove e un Ag cat per il lavoro agricolo. 

Rientro alla sera in hotel. Appese alle pareti dei corridoi vi sono le foto dei personaggi famosi che vi hanno soggiornato. Vedo le immagini di alcuni italiani (Albano per citarne uno) e anche della prima astronauta donna Russa (che è ritornata sulla terra..., aggiungo io) Valentina Tereškova.

È stata una giornata talmente intensa che mi sono accorto di non aver nemmeno pranzato... In compenso ho fatto una scorpacciata di aerei!!!

Renato Cortelletti

(foto: web / autore)