Quando i preti non studiano si mettono a censurare la Preghiera degli Alpini

(di Andrea Pastore)
18/08/15

La censura è mortificazione delle idee e come tale non va adottata in nessun caso, anche se quanto stiamo per leggere o ascoltare potrebbe suscitare scandalo.

Aprire un ragionamento in maniera tanto lapidaria non è il frutto del caldo agostano, ma la volontà di motivare con forza quanto di seguito verrà esaminato.

Nei giorni scorsi - non è importante quando e forse nemmeno dove e chi - un sacerdote del nord Italia ha definito inopportuno, durante la celebrazione liturgica per la festa dell’Assunta (ferragosto n.d.a.), che venisse recitata una parte della “Preghiera dell’Alpino”, le ragioni addotte dal prete, per una cotanto inusuale censura, sono riconducibili al fatto che la frase contenuta nella preghiera avrebbe potuto ferire la suscettibilità dei numerosi migranti che negli ultimi anni si stanno progressivamente insediando, legittimamente o meno, in Italia.

Per maggiore chiarezza si andrà di seguito a riportare lo stralcio incriminato:

"Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana”.

Certo per un prete di montagna la frase - rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria -  deve essere apparso come un vero e proprio scandalo, chissà quali sconvolgimenti lo stesso prelato avrebbe subito se in seminario avesse avuto il tempo di leggere tutta la Bibbia, invece di dedicarsi probabilmente solo al passo di Onan; centinaia sono infatti, nel testo sacro, gli inviti fatti da Dio al Popolo di Israele affinché distrugga senza pietà i propri nemici, insomma le armi utilizzate per legittima difesa di cui la preghiera censurata a confronto sono roba da femminucce.

Resta evidente che il prete censore non debba conoscere nemmeno il discorso di Ratisbona fatto da Benedetto XVI nel 2006, dove il Sommo Pontefice si domandava se i musulmani avessero tra le proprie risorse intellettuali e dottrinali argomenti a favore della tolleranza religiosa e della separazione netta tra Stato e fede, temi essenziali per  apprezzare come la comprensione reciproca sia un tema biunivoco e pertanto sarebbe fuori da ogni logica pretenderla da una sola delle parti dialoganti, sempre ammesso che esista un dialogo.

Nella volontà sforbiciatrice dell’uomo di Dio potrebbero esistere anche ragioni di cosmopolitismo politico-ideologico, per cui parole come patria, bandiera, e millenaria civiltà cristiana apparirebbero quantomeno in antitesi con una certa ideologia.

A questo punto per non scontentare nessuno ed al fine di smontare definitivamente l’irragionevolezza di questo censore in tonaca è necessario evidenziare come il concetto di identità nazionale, quale fattore di partenza per comprendere le ragioni di un mondo “Grande e Terribile” , fosse ben presente nel pensiero di Antonio Gramsci.

Il filosofo marxiano, seppure avversato dal regime fascista mai rinnegò i concetti di Italia unita e di primato delle arti e delle scienze nazionali, certo tali fattori costituivano per lui, uomo di sinistra, una premessa all’apertura cosmopolita, ma sempre e comunque un elemento ineludibile e da difendere con forza.

Sull’altra sponda del pensiero si può pensare a Giovanni Gentile.

Il filosofo hegeliano ritenne l’individualismo e l’egoismo della concezione di stato liberale un male pernicioso da combattere attraverso le ragioni dell’individuo integrato nello stato inteso quale insieme totale di persone, risorse materiali e spirituali.

Insomma l’identità è elemento imprescindibile sia da destra che da sinistra e la necessità di un dialogo che non sia mera prostrazione alle ragioni dell’altro è fondamentale per la dottrina della Chiesa, tenuto conto di tutto ciò su quali fondamenta si è deciso di negare la Preghiera dell’Alpino?

Il mondo islamico ritiene il nostro un mondo debole ed incapace persino di credere, agli occhi dei musulmani l’occidente si è imbastardito attraverso comportamenti deviati che portano lontani dalla fede verso un effettivo abbandono della religione ed in direzione dell’apostasia militante.

Ammesso che questo sia vero sarebbe forse comprensibile qualora venisse  determinato da fenomeni socio-economici quali il consumismo ed il sistema capitalista a crescita infinita, ma che l’apostasia venga imposta attraverso scelte intellettualmente belluine di un prete che non conosce nemmeno il catechismo è inaccettabile.