Lettera a Difesa Online (di un assiduo lettore comunista) sull'8 settembre

11/09/19

Buongiorno, con queste righe vorrei replicare alle parole del Generale Li Gobbi evidenziate nel vostro articolo 8 settembre, Li Gobbi: “Caro Ministro la vera Resistenza non è stata quella comunista!” (v.link)

Scrivo da affezionato lettore della Vostra Rivista che trovo sempre aggiornata sull’attività del mondo militare. Scrivo inoltre da Comunista, lo specifico perché non voglio dare al mio scritto un carattere universale, ma perché sia chiaramente un punto di vista personale. Perciò: è certamente vero che i militari nell’occasione del 8 settembre 1943 presi da un comprensibile disorientamento si sono in larga parte ben comportati cercando, nei limiti del possibile, di continuare a servire la Patria difendendola nei vari modi che il Generale ha riportato con fedeltà storica. Questo credo che non sia mai stato oggetto di discussione da parte di nessuno, nemmeno e soprattutto da parte di noi Comunisti.

Riporto il pezzo “incriminato”: "Inoltre, è triste vedere che il 25 aprile, a differenza del 4 novembre, non sia una festa che unisce il popolo italiano, ma dopo tre quarti di secolo continui ad essere una festa divisiva. Ed è una festa divisiva perché si è lasciato credere agli italiani che la Resistenza fosse soltanto la lotta tra chi aveva una visione dell'Italia asservita al disegno totalitaristico nazista (disegno bocciato dalla storia già allora) e chi aveva una visione dell’Italia asservita al disegno altrettanto totalitaristico sovietico, che sarebbe stato bocciato dalla storia come fallimentare e dittatoriale solo pochi decenni dopo!"

Ebbene questa operazione mediatica di contrapposizione sulla guerra partigiana non è certo stata voluta dalle forze democratiche scaturite dalla Resistenza che insieme hanno scritto la nostra Costituzione. La responsabilità di tale atto divisivo è di chi, in questi anni, ha alimentato un clima di revisionismo storico inaccettabile, attribuendo in modo arbitrario e autonomo la festa del 25 aprile ai soli Comunisti e questo per mero opportunismo elettorale.

La lotta di Resistenza è stata fatta senza pregiudizi ideologici “de facto”. Certo, per la maggioranza i partigiani erano Comunisti e Socialisti, ma questo perché (varrebbe la pena riportarlo più spesso nelle cronache) erano perseguitati dal regime fascista e in seguito deportati assieme agli omossessuali e agli Ebrei.

Questa condizione ha fatto sì che fossero molte di più le persone orientate politicamente a rifugiarsi in montagna per cercare di abbattere chi li perseguitava e teneva in scacco una Nazione intera. Così come hanno fatto interi reparti di soldati inquadrati e i loro Ufficiali, e anche qui si può ipotizzare che tra loro (comunque teste pensanti) ci fossero Comunisti o Socialisti oltre che Cattolici di Sturzo.

Mai, però, in nessun momento i Comunisti, i Socialisti e Cattolici hanno rivendicato una paternità esclusiva a riguardo. Perciò avrebbe fatto bene il Generale a specificare chi e come ha resa “divisiva” la Festa del 25 aprile. Perché messa così sembra che gli eredi dei partigiani si siano appropriati di una ricorrenza storica che invece appartiene a tutti. Mi dà fastidio questo modo di affrontare il dibattito perché se da una parte noi Comunisti passiamo il tempo a litigare con la destra per chiarire che la Festa della Liberazione è anche la loro Festa, dall’altra ci tocca essere quasi incolpati di effettuare noi questa losca operazione revisionista.

In più non si può continuare a mettere sullo stesso piano il totalitarismo fascista e quello sovietico per il semplice fatto che la nostra amata Patria ha patito il primo e non il secondo. E assimilare i due totalitarismi è, per quanto riguarda la nostra Storia, una operazione di bieco revisionismo e va contro i principi della nostra Costituzione che è dichiaratamente ANTIFASCISTA, anche se di questi tempi qualcuno sembra dimenticarsene. Grazie.

Stefano Peron

  

Caro affezionato lettore, La ringrazio per il contributo di pensiero: argomentato e ben espresso. Non voglio cercare di alimentare l'inesauribile polemica sull'8 settembre. Mi limito ad auspicare che un giorno il nostro Paese - come quasi tutti gli altri - avrà finalmente un momento unificante, di orgoglio e rispetto (anche internazionale) al di fuori di una partita di calcio. Magari in seguito ad una vittoria e con una nuova Costituzione.

Andrea Cucco

Foto: ministero della Difesa