Il problema dell'Italia non è l'F-35

05/01/16

Ho letto un recente articolo di giornale circa il rallentamento del programma F-35 italiano a causa di dinamiche interne al PD. Per dinamiche all'interno di un partito politico si rallenta un programma di interesse per la difesa nazionale? Rimango sbalordito, poiché così facendo si vanificano anni di studio e valutazioni strategiche di passati dirigenti e generali dello Stato italiano.

Capisco il momento storico  dei tagli alla spesa pubblica. Infatti ne hanno già tagliati abbastanza di F-35 scendendo dai 131 iniziali ai 90 attuali che andranno a sostituire , come noto, più di 200 velivoli dell'aeronautica e marina militare che hanno terminato il loro ciclo di vita.

È  la mozione dell' On Scanu del PD che chiede il dimezzamento della spesa del programma F-35. Mi viene spontanea la domanda da fare all'On. Scanu. Conosce solo il programma F-35?

Mi pare che ci siano anche altri programmi per l'ammodernamento delle nostre forze armate. Mi risulta che sia già stata approvata la spesa per il programma pluriennale chiamato Legge Navale, oppure programmi importanti tipo il "soldato futuro" inserito nel programma Forza NEC o altri programmi ritenuti essenziali dagli stati maggiori per il necessario ammodernamento dei nostri sistemi d'arma.

Il punto è che tutti, compresi i media, si sono concentrati solo su un programma di armamento, quello su cui i partiti politici hanno incentrato parte delle proprie campagne elettorali. Quello più demagogico.

È facile chiamare in causa il mondo militare e metterlo in mezzo alla bagarre politica. I militari obbediscono sempre e a domanda rispondono. E, guai se non fosse così. Quando si parla, ad esempio, di velivoli di quarta, quinta oppure sesta generazione tutti si girano dall'altra parte e minimizzano sulle differenze. Sui costi, invece, tutti diventiamo esperti di guerra aerea e di tattica militare. Così come avviene il lunedì quando diventiamo allenatori di calcio ed esperti di tattica calcistica.

Che tristezza. Esistere come difesa, oggi nei vari contesti internazionali, comporta fare continui aggiornamenti nei programmi,  specialmente se si vogliono risparmiare risorse finanziarie. Occorre essere versatili e maggiormente interoperabili per poter dividere risorse militari a livello comunitario e NATO. Lo sviluppo della Smart Defence è diventata una realtà e l'Italia partecipa attivamente a questa nuova dottrina che prevede la condivisione, da parte di tutti i partner, di uomini e mezzi. È una esigenza imprescindibile, quindi, rimanere al passo con gli alleati. Non dimentichiamo che le capacità militari di altri Paesi, tipo il Predator, si acquisiscono solo con la partecipazione a programmi militari intercontinentali, tipo l'F35.

Il problema vero è che la pianificazione degli armamenti in Italia è ancora lasciata alla lungimiranza dei nostri generali e al buon senso delle Commissioni Difesa, nonostante il Libro Bianco.

Il Libro Bianco deve essere "il Documento", tipo il vangelo, approvato dal Parlamento e intoccabile per almeno quattro anni, prevedendo per iscritto tutti gli stanziamenti necessari. Quanto vorrei un documento programmatico come quello inglese, oppure americano dove il parlamento ne approva i contenuti per periodi medio lunghi e ne sancisce gli stanziamenti, non rivisitabili.

I Programmi per gli armamenti militari non possono essere oggetto di rivisitazione ogni anno dalla legge di stabilità. La spesa per tali programmi dovrebbe essere valutata come investimenti positivi e quindi costituire un valore positivo per il PIL. Se riuscissimo a convincere la Commissione europea di questo potremmo davvero programmare con maggiore serenità e serietà.

Femaz

 

Gentile lettore, grazie per l'intervento. Ha perfettamente ragione nel sottolineare l'importanza della non rivisibilità annuale dei programmi di ammodernamento. C'è però una questione di fondo che affligge l'Italia: i suoi abitanti e la loro "creatività". La foto in alto è del 2013: ritrae il segretario della difesa USA Panetta assieme all'allora ministro della difesa Di Paola. Quest'ultimo è stato l'uomo che - vestendo la divisa - si è strenuamente battuto per convincere il Paese della necessità dell'acquisto di 131 F-35. Pochi anni dopo - da ministro in giacca e cravatta - ha poi prontamente tagliato 41 velivoli...

Andrea Cucco

(foto: US DoD)