COCER: nei poligoni migliaia di lavoratori. Chiudere significa disastro sociale

03/10/16

In questi giorni la Commissione d'inchiesta uranio impoverito è in Sardegna per visitare i poligoni ed effettuare audizioni. Il nobile scopo della Commissione è quello di fare definitivamente luce e chiarezza sui casi di morte di militari probabilmente relazionate ai vaccini e all’esposizione all’uranio impoverito (certamente non nei poligoni sardi come affermato da organi sanitari e scientifici competenti) in modo tale che i tanti colleghi e le tante famiglie coinvolte nelle tragiche storie di morte riescano ad ottenere giustizia e verità.

Per questo motivo rimango sorpreso dalle dichiarazioni a mezzo stampa del presidente della Commissione on. Scanu che continua a parlare  di chiusura dei poligoni nei quali, non ci scordiamo, lavorano migliaia di sardi. Dire che la Commissione d'inchiesta vuole chiudere i poligoni non è corretto in quanto tale affermazione non è suffragata da alcun atto ufficiale della Commissione d'inchiesta stessa e non rientra nemmeno nei sui obiettivi.

Siamo stanchi di sentire ancora questo mantra monotono e pericoloso. Che fine faranno le migliaia di lavoratori militari e civili? Che fine farà l'ingente indotto che rappresenta la presenza della Difesa in Sardegna? La chiusura dei poligoni comporterebbe la “deportazione” nella penisola di migliaia di sardi e relative famiglie.

Non si può parlare di chiusura di strutture che impiegano migliaia di sardi senza mettere sul tavolo un progetto valido che preveda il reimpiego di queste persone.

Trovo eccessive le dichiarazioni dell'on. Scanu perchè non tengono assolutamente conto di questo aspetto che è fondamentale per la salvaguardia del nostro posto di lavoro e del diritto a rimanere nella nostra terra.

Lo dichiara il delegato Cocer interforze Antonsergio Belfiori