"In Siria esiste un forte legame tra gli Alauiti ed i Cristiani", intervista a Reem Salman

(di Andrea Gaspardo)
19/03/19

Una delle descrizioni più abusate dai Mezzi d'Informazione di Massa in relazione alla Guerra Civile Siriana è quella di un conflitto settario che oppone la maggioranza “sunnita” del paese al regime “alauita” del presidente Bashar al-Assad.

A più riprese nel corso degli anni, la popolazione alauita di Siria è stata invariabilmente descritta dai media politicamente schierati come “l'origine di tutti i mali”, rappresentazione semplicistica e caricaturale che poco ha contribuito a chiarire le idee su chi o cosa siano realmente gli Alauiti.

Abbiamo intervistato Reem Salman, una giovane donna aluita. Ha accettato di essere intervistata per poter raccontare la Guerra Civile Siriana dal punto di vista della sua tanto disprezzata quanto poco conosciuta comunità di appartenenza.

Chi sono gli Alauiti?

Etimologicamente, “Alauiti” significa “i seguaci Ali”, ossia coloro che ritengono fosse diritto di Ali ibn Abi Talib di succedere in qualità di “Imam” al Profeta Maometto dopo la sua morte; tuttavia, nel corso della nostra storia siamo stati spesse volte chiamati anche Nusayri. Gli Alauiti sono un gruppo di Sciiti Duodecimani che si distinguono da tutti gli altri per l'accettazione della metempsicosi. Il nostro numero totale si aggira sui 7-14 milioni sparsi in giro per il mondo, ma la comunità più importante vive in Siria, nella zona costiera nord-occidentale e nel Sangiaccato di Alessandretta, oggi in Turchia.

Un pilastro fondamentale dell'identità alauita è la separazione della religione dalla società, dato che non esiste una singola autorità centrale di riferimento in campo religioso. Dato che esiste una generale avversione rispetto all'intervento del clero nella società, gli Alauiti sono tra le comunità più aperte del Medio Oriente e si sono dimostrati ricettivi alla diffusione di idee politiche secolari e di sinistra.

Una delle figure più importanti tra gli Alauiti nell'era contemporanea è stato il leader della Rivoluzione Siriana del 1919 contro i Francesi, lo sceicco Saleh Ahmad al-Ali Salman. Tra gli Alauiti vanno poi menzionati il fondatore del partito Ba'ath, Zaki al-Arsuzi, l'ex-presidente della Siria, Hafez al-Assad e suo figlio Bashar al-Assad, oltre a numerosi scrittori ed intellettuali come il poeta Adunis, lo scrittore Badawi al-Jabal e molti altri.

Qual è la storia della sua comunità etnoreligiosa e perché i Musulmani Sunniti nel Medio Oriente, sia Arabi che Turchi, nutrono una così grande animosità contro gli Alauiti?

Gli Alauiti costituiscono il più grande tra i gruppi minoritari in Siria. C'é un forte disaccordo in merito a quali siano le origini della setta ed il suo culto segreto, caratterizzato dalla presenza di simboli sia pagani che cristiani. Agli occhi della maggioranza dei Sunniti nel passato, la setta alauita era definita “non-musulmana” o addirittura “infedele”. Molti credevano che gli Alauiti fossero infedeli apostati dell'Islam o addirittura pagani. In una Fatwa emanata dal “dotto” Faqih Taqi al-Din Ibn Taymiyyah (1263-1328) egli affermò che spargere il sangue degli Alauiti è permissibile qualora essi non si pentano e non ritornino alla religione dell'Islam, perché essi sono “più infedeli degli Ebrei e dei Cristiani e addirittura peggiori di molti politeisti”.

Una delle principali ragioni della feroce ostilità tra l'Islam Sunnita e gi Alauiti è la venerazione dell'Iman Ali bin Abi Talib ed il suo riconoscimento quale legittimo successore del Profeta Maometto. I Sunniti non sopportano poi il fatto che gli Alauiti preferiscano separare la religione dalla società e che siano fortemente secolarizzati.

Esiste invece un forte legame tra gli Alauiti ed i Cristiani che si nota nel corso dello svolgimento di numerose feste, tradizioni ed usanze popolari. L'ostilità tra l'Islam Sunnita e gli Alauiti crebbe in epoca storica dopo le vaste distruzioni ed i massacri compiuti ai danni degli Alauiti da parte degli Ottomani, con il cospicuo sostegno degli Arabi Sunniti in Siria nel corso di tutto il periodo della dominazione ottomana. In tale occasione poi, gli Arabi Sunniti sostennero i Turchi Sunniti anche nel processo di sterminio di altre comunità, tra cui i Cristiani, gli Armeni, gli Ismailiti ed altri ancora.

Che cosa significava per lei essere un'alauita in Siria prima dell'inizio della Guerra Civile Siriana?

Prima della guerra, la mia vita era quella semplice di una ragazza appartenente alle classi agiate. Potevo andare dove volevo e a qualsiasi ora del giorno e della notte. Tuttavia, quando mi trovavo in luoghi abitati in prevalenza da persone appartenenti alla comunità sunnita, allora dovevo fare una certa attenzione perché vi erano alcuni atteggiamenti negativi da parte loro. Un giorno, per esempio, stavo camminando per le strade della mia città assieme a mia madre e all'improvviso un uomo uscì fuori dal suo negozio indicandoci e gridando ad alta voce: “Guardate queste due infedeli!”. In sostanza, preferivamo comunque vivere nelle aree dove vivevano gli Alauiti, i Cristiani e gli Ismailiti. Dopo l'inizio della guerra, non potevo più recarmi in molte città siriane perché sarei stata uccisa a causa della mia appartenenza settaria, ed in ogni caso preferivo nascondere la mia identità nella maggior parte delle situazioni.

Quando le proteste iniziarono in Siria nel 2011, prima a Dara'a e poi nel resto del paese, quale fu la sua prima reazione?

Quando gli eventi iniziarono a Dara'a rimasi molto sorpresa, ma pensai che lo stato avrebbe trovato una veloce soluzione al problema e che fosse impossibile che le cose potessero peggiorare.

Molto spesso i cosiddetti “Mezzi d'Informazione di Massa” in Occidente, oltre alla propaganda partigiana proveniente dalle principali testate d'informazione connesse alle monarchie sunnite del Golfo, hanno la tendenza a rappresentare la Guerra Civile Siriana come una guerra religioso/settaria...

I media del Golfo e dell'Occidente non raccontano sempre la verità. Per dirla in maniera diretta, i media in generale spesso seguono specifiche agende politiche in accordo con questo e quel paese. Io penso che il conflitto in Siria sia solo in apparenza un conflitto tra Sunniti ed Alauiti, ma la realtà è che esso è un conflitto tra le maggiori potenze mondiali per accaparrarsi le risorse del sottosuolo, specialmente dopo la scoperta di vasti giacimenti di petrolio e di gas nel Mediterraneo al largo della costa siriana. Questi paesi sfruttano le animosità settarie ed interetniche e provocano conflitti al fine di indebolire i paesi e rubarne le risorse e la ricchezza. Per esempio, in Libia esiste un'unica comunità religiosa, i Sunniti, eppure anche lì è in atto una guerra tra le diverse tribù sunnite. Ogni paese è caratterizzato da una sua specificità e da una certa maniera di sfruttarne le debolezze.

Nel corso della guerra, i governatorati di Latakia e Tartus, che formano il cosiddetto “Ridotto Costiero Siriano”, dal quale anche lei proviene, sono stati fortunatamente risparmiati dalla maggior parte dei combattimenti. Può raccontarci come le persone hanno continuato a vivere nelle grandi città e nei villaggi dell'entroterra alauita della Siria durante tutti questi anni? Come hanno fatto gli abitanti locali a fare i conti con il flusso di rifugiati che si è letteralmente “riversato” sulle vostre coste provenendo da tutto il resto della Siria?

Questa è una domanda molto importante. È vero che la zona costiera siriana (la città di Tartus, la città di Latakia e le campagne circostanti) sono generalmente in pace. La gente vive la propria vita in tranquillità ma sempre monitorando con grande attenzione quanto avviene nel resto del paese. Molti giovani uomini si sono uniti all'Esercito Siriano per combattere e difendere le loro famiglie. Per quanto riguarda i rifugiati, essi sono arrivati nella zona costiera lasciando le zone e le città maggiormente colpite dalla guerra, specialmente Aleppo. Gli abitanti della costa li hanno accolti e si sono presi cura di loro, fornendo ad essi cibo e altra assistenza materiale. La Croce Rossa e le Nazioni Unite hanno giocato un ruolo importante nel portare loro aiuto. Tuttavia, a causa di differenze culturali e sociali, ci sono stati alcuni problemi, come crimini di stupro e omicidi da parte di rifugiati ai danni delle persone della costa, ma grazie agli sforzi dello Stato, questi crimini sono stati repressi ed i criminali arrestati. Inoltre vi sono stati due gravi attentati in contemporanea nella città di Tartus ed in quella di Jableh che hanno causato numerosi morti, in maggioranza tra gli abitanti della costa (riferimento agli attentati terroristici del 23 maggio 2016 che hanno colpito simultaneamente le città di Tartus e Jableh causando oltre 184 morti e più di 200 feriti, ndr).

Sin dall'inizio della guerra, la comunità alauita è stata in prima linea nel combattere sia per l'integrità territoriale del paese sia per mantenere la stabilità del sistema politico. Un grande numero di uomini alauiti di tutte le età hanno rimpolpato i ranghi dell'Esercito Siriano e della “Forza di Difesa Nazionale” (Quwāt ad-Difāʿ al-Watanī) e le perdite sono state molto pesanti; quale “forza/energia” ha permesso alla sua comunità di “andare avanti” persino nell'ora più buia? C'é stato un momento durante la guerra nel quale ha pensato seriamente che tutto fosse perduto?

Il senso del sacrificio e del dovere ci ha permesso di resistere. Molti uomini ma anche donne sono stati martirizzati nel corso di questa guerra. A voler essere sinceri, anche molti uomini Sunniti sono rimasti fedeli allo stato perché sapevano la verità e hanno continuato a combattere in difesa dell'ideale che la Siria fosse la madrepatria di noi tutti.

Ci sono stati momenti nei quali ho avuto paura. Ero terrorizzata che i terroristi potessero arrivare nella mia area e potessero uccidere tutti, tuttavia dopo l'intervento dei paesi amici, ho ritrovato la pace.

Nel corso degli anni, la “Guerra Civile Siriana” si è trasformata in una sorta di “Guerra Mondiale” a causa dell'intervento diretto ed indiretto di molti paesi stranieri e di “attori non statuali” nelle vicissitudini del conflitto. Quali Stati sono oggi percepiti dai Siriani come “amici” e quali invece come “nemici” dal punto di vista dell'opinione popolare?

I paesi che sono considerati amici sono: Russia, Cina e Iran, ma i dissidenti siriani odiano questi paesi e invece amano gli Stati Uniti d'America.

Dopo 8 anni di guerra continua, il conflitto in Siria si sta avvicinando alla sua naturale conclusione con la vittoria del fronte interno ed internazionale che ha sostenuto il governo. Il presidente Assad ha stimato che, fino ad ora, la Siria abbia sofferto danni materiali assommanti ad oltre 450 miliardi di dollari, ma persino peggiori sono le “cicatrici invisibili” ed il retaggio di odio e sfiducia tra le diverse comunità etniche e religiose che una volta formavano la “società civile” nel suo paese. Pensa che le differenti comunità della Siria saranno in grado di vivere nuovamente insieme in pace e mutuo rispetto come facevano prima della guerra?

No, non credo che potremo più vivere in pace gli uni con gli altri. Esisteranno diverse aree di residenza per ciascuna setta e comunità. Ci saranno continue tensioni e schermaglie tra i Sunniti e le altre minoranze.

Quale dovrebbe essere (o non dovrebbe essere) il posto della religione nella società e nelle istituzioni della Siria dopo che la guerra sarà finita? Pensa che sarà possibile spezzare definitivamente la schiena al Fondamentalismo Islamico e creare una società veramente secolare?

In questo momento è in atto una guerra intellettuale occulta in Siria tra gli il pensiero Islamico radicale ed il Secolarismo. Il pensiero Islamico ispirato al Daesh (nome spregiativo con cui si identifica lo Stato Islamico/ISIS, ndr) non scomparirà come per incanto e si sta infiltrando nelle istituzioni dello stato. Il Secolarismo sta rimanendo appannaggio delle sole minoranze.

Il ruolo delle donne (specialmente quelle giovani) nella nuova Siria che verrà?

Il ruolo delle donne, specialmente quelle giovani, dipende dalla comunità d'appartenenza perché le ragazze Sunnite vengono cresciute in accordo con l'interpretazione più stringente della legge islamica e non hanno alcuna speranza di modificare la loro posizione sociale. Sono state create delle associazioni islamiche conservatrici chiamate “al-Qubaisiyat” che fanno il lavaggio del cervello ai giovani uomini e donne. Alcune idee islamiche radicali a danno delle minoranze sono state persino impiantate nei curricula scolastici. Tutto ciò è molto pericoloso.

Foto: Difesa Online - resti di una chiesa nella cittadina di Maloula dopo il passaggio dei "ribelli democratici"