Servizi Segreti: fiducia in crescita, nuove sfide e figure ricercate

(di Andrea Cucco)
23/02/15

Quando si parla di Servizi Segreti la mente rievoca molte immagini, le prime riguardano sicuramente un famoso personaggio del cinema ma poi, a seconda della generazione a cui si appartiene, ne appaiono delle altre più o meno accattivanti e più o meno “felici”.

I Servizi italiani sono stati a lungo distanti dalla straordinaria e quasi disarmante trasparenza della CIA o - per chi storce il naso - quanto meno dalla sua presentazione sul web.

Mi è bastato raffrontare i siti internet delle due Agenzie all'inizio dello scorso anno per chiedere quest'intervista con il proposito di ottenere spiegazioni.

Quando è arrivata la luce verde e si è reso disponibile il responsabile della comunicazione, il dott. Paolo Scotto di Castelbianco, il portale era implementato ed aggiornato, insomma non più attaccabile.

Questo è quanto capita quando si ha a che fare con una “intelligence”...

Dott. Scotto di Castelbianco, da quanto tempo è portavoce dei Servizi?

L'incarico della “comunicazione istituzionale” esiste dalla legge 124 del 2007. Con il prefetto De Gennaro (direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza dal 2008 al 2012, nda) e poi l'ambasciatore Massolo (nuovo direttore, nda) l'incarico è stato affidato prima al prefetto Soi e quindi a me.

Avete compiuto passi da gigante negli ultimi anni.

Be' diciamo che la legge ha consentito finalmente di comunicare in uno spazio in cui prima non era possibile nemmeno smentire. Lo strumento principale è oggi il sito www.sicurezzanazionale.gov.it

Una grossa evoluzione è avvenuta proprio lì: quando lo scorso anno ho chiesto quest'intervista il portale era qualcosa di estremamente semplice ed essenziale. Oggi è una finestra aggiornata, ricca ed esaustiva.

In passato si doveva far fronte ad un elemento obbligatorio per la pubblica amministrazione. Avevamo piantato una bandierina per dire “ci siamo e siamo questa cosa qui”.

Trasformare lo strumento di comunicazione ha richiesto tempo ed una maturazione delle strutture nei rapporti col governo, il Sistema Paese ed infine con il pubblico che si collegava. Il 18 giugno 2013, quando è stata presentata la nuova versione del sito, era già un 2.0.

La grossa differenza l'ho riscontrata negli ultimi mesi. In precedenza, se raffrontato a quello più celebre della CIA, il confronto era impietoso in termini di trasparenza...

Il nostro è stato aggiornato e le uniche “opacità” sono dovute a prescrizioni legislative che riguardano profili, numero di appartenenti al comparto e retribuzioni che, peraltro, sono assolutamente dentro la gaussiana dei compensi della pubblica amministrazione. Questo per smentire una favola su “stipendi favolosi”: sono assolutamente equiparabili a quelli della Presidenza del Consiglio od altre amministrazioni dello Stato.

Grazie al sito è stato possibile intercettare una serie di target: i giovani, il mondo delle imprese e degli studiosi o dei cultori appassionati di intelligence. Questo al netto di tutti coloro che sono intercettati in quanto... (accorgendosi del potenziale equivoco, il mio interlocutore ridendo precisa) “intercettati” in senso buono!

Intendo persone che entrano nel loop della comunicazione per comprendere i nostri compiti ed attività, le leggi, i limiti del nostro mandato, le garanzie a tutela della privacy dei cittadini o dell'operatività dei servizi.

Un aspetto importante riguarda il mondo industriale che si è sempre dovuto misurare con abilitazioni di sicurezza, i NOS (nulla osta di sicurezza, nda), i permessi di esportazione. Per meglio servire questa funzione a tutela dei nostri prodotti - perché è più facile rubare con lo spionaggio un segreto industriale che creare una start-up! - abbiamo creato una sezione apposita con una modulistica che fa risparmiare tempo e ci ha fatto uscire da “La concessione del telefono” di Camilleri a favore di una versione più user friendly. In fin dei conti, se si postano in maniera corretta quesiti e procedure, si facilita anche il nostro lavoro.

Il sito è un mezzo di... - non amo il termine “reclutamento” - diciamo “avvicinamento” del mondo dei giovani e delle professionalità al “lavora con noi”.

I requisiti sono posti dal committente, il governo, che è rappresentato dai ministri del CISR (Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica, nda), chiamato a non essere passivo ma quanto meno “corresponsabile” nella costruzione delle priorità della ricerca informativa.

Un tempo era forse più automatico e scontato che l'intelligence fornisse delle priorità e che il governo le confermasse. Oggi è il governo che chiede di fornire informazioni, altrimenti irreperibili, su settori come l'economia, le cyber, l'energia. Questi sono stati i profili che abbiamo cercato. Attraverso il sito ci hanno risposto 8.000 persone. Attraverso varie scremature ne sono rimaste poche decine che quest'anno entreranno a lavorare con noi.

Otre a questi profili l'intelligence cerca anche altre eccellenze: se qualcuno parla Urdu, Dari e Pashtù desta interesse per nuovi innesti. Questi ultimi li consideriamo “esperti” e non “analisti”. Mi spiego: se lei è un esperto di carri armati non è detto che debba stare in un ufficio a studiare il vivo di volata di carri fotografati da un satellite. Può darsi che, se le sue caratteristiche di stabilità, flessibilità ed adattabilità lo consentono, possa essere mandato in un paese per interfacciarsi direttamente con una fonte.

Il giovane che vuole avvicinarsi ai servizi non deve pensare di finire dietro ad una pila di carte o ad un monitor di computer ma che potrebbe andare sul campo.

Ha detto “vivo di volata”. E' evidente che il servizio militare lo ha fatto... Oggi non è facile trovare risorse che padroneggino certi termini.

Magari però conoscono il vivo di volata ma non sanno salvare un file in pdf!

Sono cambiati molti parametri. Ai tempi della vecchia intelligence era già un risultato operativo fare una fotografia difficile in un contesto difficile con una macchina fotografica non facilmente gestibile.

Oggi con i telefonini e YouTube si può osservare una parata del Carissimo Leader in Corea del Nord e vedere cento cose che in passato sarebbero state considerate degli scoop dell'intelligence.

Ci sono prodotti OSINT (Open Source Intelligence, nda) che rendono superfluo l'agente che dietro ad una siepe fotografa una parata.

Per non parlare di Google Earth...

L'intelligence rispetto ad uno “smanettone” ha il vantaggio di sapere cosa cercare, qualificare le fonti web a cui attingere ed ha strumenti più potenti per l'elaborazione.

Se un tempo per avere la traduzione della preghiera del venerdì dell'imam di una moschea in un paese non proprio amico dell'occidente dovevamo trovare una fonte all'interno che conoscesse la lingua, oggi con le fonti aperte posso ricevere la stessa informazione ed utilizzare una risorsa per arrivare a qualcosa di diverso, per esempio a “chi sono gli amici dell'imam”.

Parliamo del reclutamento, molti mi hanno raccontato che un tempo la raccomandazione politica era un requisito essenziale, talvolta a scapito della qualità delle risorse umane.

“Raccomandazione politica” è un termine forte, ma poteva succedere che la raccomandazione “politico-fiduciaria” - che non è un elemento negativo, perché non è detto che il figlio di un generale sia necessariamente un male, avendo respirato per anni una certa aria - nel momento in cui escludeva altre professionalità facesse dire “vince sempre il conosciuto”.

Il “conosciuto” nel nostro ambiente è tranquillizzante se, oltre a competenze, porta con se anche una “affidabilità”.

E' sicuramente cambiata l'Italia intera, un tempo si assumeva dietro la raccomandazione del parroco, oggi – con tutto il rispetto per la funzione – non è più un elemento rilevante per una posizione od una carriera.

Visti i teatri in cui operiamo, peserà di più la raccomandazione di un imam!

Tutto sommato la battuta è ottima perché più che un conoscitore di lingua latina è più importante uno che padroneggi l'arabo ed i suoi dialetti.

Al di fuori dell'ironia una cosa va sottolineata: siamo pochi. Lo eravamo anche in passato ma avevamo più soldi.

Oggi, come per tutta la pubblica amministrazione, dobbiamo essere oculati nelle spese.

Chi si candida a lavorare nei Servizi?

Sono stato in commissioni di selezione e sono rimasto affascinato da quanta gente abbia voluto avvicinarsi al nostro mondo. Non mi sono mai trovato davanti degli “sfigati” ma gente con magari già un impiego e capacità tali che sarebbe potuta essere impiegata ovunque. Anche chi non ha trovato lavoro da noi lo ha presto ottenuto altrove: i candidati sono prevalentemente persone competitive.

E' un segnale sostanziale di un mondo più ampio rispetto al passato che si avvicina. Negli anni '70 se avessi usato la parola “intelligence” molti sarebbero scappati dalla finestra dell'università piuttosto che avere a che fare con noi.

La sfida odierna è sapersi misurare con la modernità senza deliri di onnipotenza. Sappiamo che le minacce sono geotraslate e di diverso tipo: militare, economica o cyber. Quest'ultima è in crescita ed il rischio per un'azienda non è di saltare per la perdita di competitività di mercato, ma per la perdita di un segreto industriale che sarà sfruttato poi in aree con costi di produzione più bassi.

E' una categoria di giovani che ci interessa molto quella degli “esperti cyber”.

Certo, essendo alleati degli Stati Uniti, con il dominio di Google e Facebook, dovremmo essere favoriti...

Abbiamo innegabilmente dei riferimenti strategici forti, ma quando si parla di competizione economica anche gli amici posso essere dei competitori. La nostra è una dottrina cyber difensiva, tuttavia è di tipo avanzato e permette di avvistare i pericoli ben prima che si avvicinino.

A livello nazionale dobbiamo essere capaci poi di poter lavorare a bassi livelli a favore delle piccole e medie imprese.

Per Finmeccanica o Telecom è semplice avere una sensibilità cyber sviluppata. La piccola impresa del nord-est magari ce l'ha meno.

Non sarà che una piccola azienda possa pensare di non potersi permettere certi servizi?

A volte non sono tanto i costi quanto la messa a fattor comune dei dati.

Ognuno ha il diritto di fare le proprie scelte di policy industriale, ma la condivisione di informazioni relative ad attacchi o tentativi di penetrazione possono essere estremamente utili per la protezione dell'intero sistema.

Alcune imprese, temendo per cattive interpretazioni degli attacchi cadute di appetibilità o competitività, tendono a non condividere le informazioni.

Certo lo spionaggio può avvenire via internet ma anche con i vecchi metodi. Fa risparmiare parecchi soldi.

Bisogna costruire passo dopo passo la coscienza dei pericoli. Quello dello spionaggio esisteva, quello cyber non è ancora diffuso come non erano temuti certi virus prima che fossero isolati e riconosciuti. Prima dell'Aids la gente era meno cauta, dopo sono state prese precauzioni.

Negli ultimi decenni c'è stata una crisi della HUMINT (HUMan INTelligence), le fonti su campo. E' facile dopo la guerra fredda arruolare qualcuno?

Paradossalmente è molto più facile e più difficile. Con la guerra fredda c'erano persone che aiutavano spontaneamente. E questo valeva per entrambi i blocchi... Oggi in un mondo liquido, complesso ed asimmetrico le fonti non riportano più – invento – come negli anni '50 le abitudini dell'ambasciatore russo.

Le fonti oggi analizzano movimenti finanziari o figure emergenti sui mercati.

L'Osint ha messo a disposizione un mercato a fonti cui l'intelligence può attingere selettivamente.

Rispetto alla guerra fredda di fonti alla Mitrokhin ce ne sono di meno. In fondo Osama Bin Laden è stato eliminato grazie ad una fonte HUMINT.

La figura del reclutatore si è evoluta. E' una persona estremamente colta perché non è più come ai tempi delle brigate rosse che si basava su criteri ideologici: oggi si “porta a bordo” qualcuno con cui deve essere possibile un alto dialogo professionale.

Non c'è dunque una crisi della HUMINT ma un perfezionamento dello strumento con figure nuove.

Quando nel 2012 ero in Afghanistan per una settimana mi sono giunti warnings dall'ambasciata con elenchi di possibili obiettivi e pericoli. L'unico giorno in cui non è arrivato nulla è successo il finimondo con sette attacchi simultanei in tutto il paese. Mi dissi: “Pure sfigati! Comprano informazioni - magari a caro prezzo - e poi...”

Devo segnalare due fatti: non è detto che tutte le informazioni siano pagate a caro prezzo. In molte aree vengono scambiate con operazioni di utilità sociale e civica. Alcuni collaborano anche gratuitamente. Il “caro prezzo” quindi lo eviterei.

Che molte informazioni siano inesatte può dipendere dai centri di fusione. Non è solo un'intelligence a raccogliere informazioni ma esiste una rete di scambio. Poi certo, la volta che un Lince (veicolo da trasporto militare, nda) finisce su un IED (Improvised Explosive Device, nda) salta fuori la polemica.

Siamo due occhi in più, mica gli occhi di Dio.

Dobbiamo vivere con la consapevolezza che tutto non può essere previsto e sventato, specie in certi teatri.

Si fa una differenza fra servizi di informazione ed intelligence nel senso che la seconda rappresenta la capacità di elaborare le informazioni e prevedere mosse future di alcuni attori per essere d'aiuto ai vertici politici nel fare delle scelte...

La definizione è corretta.

Negli ultimi anni sono avvenuti episodi che mi hanno turbato se non addirittura choccato. Uno di questi è stato la guerra in Libia: un conflitto scatenato ad arte da organi di informazione come Al Jazeera per abbattere il regime di Gheddafi. E' stato un precedente e la verità è uscita fuori solo in seguito.

Le dico subito che non sono un analista ma mi sembra troppo causalista che possa essere stata Al Jazeera a far cadere il regime.

E' stato uno strumento.

Ok, ma sarebbe come sostenere che Facebook in Tunisia è stato lo strumento per la rivolta o che Piazza Tahrir è stato lo strumento per la caduta di Mubarak.

C'erano delle spinte che poi si purtroppo si sono dimostrate poco aderenti ai valori democratici.

Durante i primi giorni del conflitto molte fonti locali hanno aggiornato spesso un collega sulla non congruenza tra le stragi denunciate dai media e la realtà sul terreno.

Singolarmente si possono raccontare bugie ma c'erano talmente tante fonti di informazione a raccontare la stessa versione che è impossibile che abbiano mentito tutte.

Comprendo però che per molti osservatori è più soddisfacente il complotto alla soluzione banale.

Non sono un complottista, incoraggio sempre i miei analisti a non essere...

Andreottiani?

Allora semmai ad essere Popperiani: ad essere attaccati ai fatti e non alla loro interpretazione.

Bisogna leggere Il cigno nero di Taleb.

Invito sempre a non essere dogmatici e, sopratutto, a non avere già pronto un teorema perché siamo quelli che meno di tutti possono permettersi un simile atteggiamento.

Dobbiamo stare con i piedi per terra, perché diamo informazioni che potrebbero influenzare la scelta tecnica di un decisore politico.

Comunque in Libia non si sono ancora fermati.

Sappiamo non da oggi che situazione è complessa e che il rischio che degeneri è elevato.

Situazione senza speranza?

No. L'Italia si è adoperata per favorire lo sviluppo del dialogo istituzionale.

C'è un dato di fondo dal quale partire: c'è un governo legittimo, legittimato dal risultato elettorale e c'è una serie di stakeholders in grado di influenzare la situazione sul terreno. Sono questi i due capisaldi dai quali ripartire.

La comunità internazionale deve consolidare e rendere più autorevole e concludente la propria azione attraverso l'ONU.

L'ultima legge di riforma dei Servizi è del 2007. Esiste all'interno una divisione tra “vecchia scuola” ed il nuovo corso?

La legge ha innovato molto perché, in qualche maniera, senza voler arrivare ad un Servizio unico, ha realizzato un Sistema razionalizzato: unificazione delle risorse umane, delle risorse economiche, dell'analisi strategica, della scuola, della comunicazione e della sicurezza.

Nonostante la spending review si è potuto fare anche di più migliorando l'efficienza interna.

Le culture dentro i Servizi sono diverse, non necessariamente antagoniste: c'è quella delle forze armate, delle forze di polizia e quella – abbastanza cospicua - dei civili.

Rivalità forti erano presenti più in passato. L'orgoglio per l'appartenenza d'origine a certe strutture attiene oggi più al folklore e non attacca il risultato operativo.

Prima della riforma competitività e certi spigoli erano più accentuati. Adesso si è smussato tutto e tutti hanno compreso i vantaggi di lavorare all'interno di un'Agenzia unica.

Che ci siano poi piccoli bracci di ferro od antipatie è normale quanto in qualsiasi amministrazione dello Stato.

La legge 124 ha permesso di perseguire al meglio gli obiettivi strategici dissolvendo personalismi od arbitrii.

Siete pur sempre i Servizi di Informazione “italiani”.

Nessuna struttura è salva da aspetti dell'animo umano come la rivalità o l'invidia.

Davanti alla macchinetta del caffè in corridoio siamo tutti uguali...

Certo.

Ci sono poi le “forzature”: di recente, con l'inchiesta “Mafia Capitale”, siamo stati tirati dentro da alcuni giornali. Ma nell'inchiesta non è stato coinvolto nessuno dei Servizi.

L'unico “uomo dei Servizi” è un falso “uomo dei Servizi”: uno che si accreditava come colonnello della guardia di finanza... – e non doveva! – e dei Servizi... – e non doveva!

Nello spogliatoio del calcetto posso pure spararla grossa dicendo che sono l'uomo di Belen, fuori la realtà è ben diversa.

Un aneddoto?

Il sottosegretario Minniti e l'ambasciatore Massolo hanno fatto una quindicina di incontri nelle università italiane per raccontare l'intelligence. Il fine è stato di comunicazione, ricerca ed infine per informare potenziali candidati.

I sondaggi danno una fiducia nei nostri confronti in netto aumento rispetto solo a pochi anni addietro.

Giunti tuttavia al Forum della Pubblica Amministrazione mi fu proposto di regalare dei pendrive, dei gadget a basso costo con il nostro brand.

Risposi

Sogno il momento in cui potrò fare quel regalo senza che nessuno pensi immediatamente male.