Generali coraggiosi: intervista al vice capo del VI° reparto di SMD, gen. Camillo Sileo

(di Andrea Cucco)
12/05/17

"VI° reparto di SMD - C4I e trasformazione" ad un profano non dice nulla: burocratese militare... Per chi vive in un'Italia indebitata all'inverosimile che stenta a riprendersi ed in cui la disillusione e la rabbia sono il primo partito, può rappresentare un esempio virtuoso.

Quando noi comuni mortali acquistiamo un bene od un servizio comprendiamo chiaramente il sacrificio economico che comporta la spesa. Quando si spendono soldi non propri "può darsi" che tale sensibilità si attenui.

Non è così per molti uomini delle nostre forze armate, quelli che la mattina fanno il saluto militare alla bandiera e non allo specchio. Tra loro il generale Camillo Sileo, un ufficiale che lotta da anni per tutelare la sicurezza ed evitare inutili sprechi nell'amministrazione della Difesa. Voci di corridoio sottolineano ironicamente quante simpatie riscuota il generale tra chi non possiede la stessa etica e - soprattutto - non vuole "affrontare" (compromettendo la propria carriera) una delle lobby più influenti del Paese...

In tempi di spending review il risparmio su costi per sistemi operativi e/o programmi è fondamentale. Può raccontare la strategia della Difesa verso software gratuiti ed open source?

Il progetto LIBREDIFESA nasce da un documento di programmazione finanziaria “Linee di indirizzo e criteri per l'impiego delle Risorse Finanziarie” firmato, nel febbraio 2015, dal capo di stato maggiore Maggiore della Difesa pro-tempore (ammiraglio Binelli Mantelli).

In tale documento veniva indicato, quale strumento di riduzione dei costi per l'amministrazione della Difesa, la possibilità di introdurre l’utilizzo di prodotti Open Source Software (OSS) da dedicare alla produttività individuale come alternativa al software proprietario tlegato a costi di licensing ricorrenti.

In tale contesto abbiamo effettuato uno studio comparativo tra le funzionalità di MS Office e i principali software di produttività individuali open source disponibili. La scelta per affinità di prestazione ricadde su LIBREOFFICE.

Tale scelta ha consentito alla Difesa di raggiungere anche altri obiettivi importanti quali:

  • l'aderenza alla normativa vigente (Art. 68 del Codice dell'Amministrazione Digitale - analisi comparativa delle soluzioni - che prevede che a parità di prestazioni sia obbligatorio da parte della PA preferire prodotti open source);
  • adozione di uno standard riconosciuto a livello internazionale quale Open Document Format (ODT) che ci garantirà nel tempo la leggibilità dei documenti nativi digitali (cosa non sempre garantito con formati proprietari);
  • no lock-in da parte di un fornitore (lo standard odt è alla base di oltre cento software di produttività individuale).

Naturalmente l'adozione di un nuovo software di produttività individuale comporta uno studio attento, un progetto ben strutturato e una condivisione continua delle informazioni all'interno dell'organizzazione.

Quindi la strategia è stata quella di analizzare i vari aspetti che tale attività comportava e definire un “disegno” idoneo allo scopo e ben strutturato.

Il primo aspetto analizzato è stato la verifica della sicurezza del software individuato. In tale contesto gli organi interni preposti ci hanno dato il loro “nulla osta”.

Abbiamo esaminato se c'erano esperienze similari in Europa e in Italia. Da questa disamina è emersa l'opportunità di stipulare un accordo, il 15 settembre 2015, con l'associazione onlus “LIBREITALIA” che a titolo gratuito ha contribuito alla realizzazione di tale progetto.

In particolare abbiamo personalizzato, alle esigenze della difesa, il metodo suggerito dall'Associazione “The Document Foundation” (l'associazione onlus internazionale che sviluppa LIBREOFFICE). In particolare abbiamo:

  • costituito, a livello interforze, una struttura di project management con il compito di seguire l'intero ciclo di adozione di Libreoffice in Difesa;
  • effettuato una attività di comunicazione a livello dirigenziale, unitamente a Libreitalia, attraverso delle conferenze in cui veniva illustrato il progetto;
  • dedicato uno spazio, ad alta visibilità, sul portale intranet della difesa e abbiamo coinvolto l'utenza con una mail in cui si esplicitavano i punti fondamentali del progetto;
  • fatto una attenta analisi su come veniva usato MS Office da parte dell'utenza, su quali software gestionali si ripercuotevano gli impatti, il livello di formazione del personale su tale software;
  • effettuato test su compatibilità ed interoperabilità;
  • formato i nostri formatori, i nostri installatori e alcuni referenti informatici grazie a corsi erogati gratuitamente da Libreitalia. Per l'utenza finale invece la Scuola Trasmissioni e Informatica dell'Esercito, sempre in collaborazione con Libreitalia, ha realizzato un corso e-learning. Tale corso può essere utilizzato gratuitamente da parte di altre P.A..

Oltre al progetto Libredifesa, la nostra organizzazione ha implementato come software open source anche “Zimbra” per la gestione della Posta elettronica del personale civile della difesa unitamente alle caselle di posta elettronica individuale del personale dell'Esercito Italiano. Tali numeri sono importanti (si parla di circa 150.000 caselle di posta elettronica).

Recentemente sono stati sostituiti programmi Microsoft con programmi come "Libre Office". Come è stato accolto il passaggio dagli utenti militari?

La metodologia utilizzata ha sicuramente aiutato a limitare l'isteresi che normalmente un utente ha di fronte al cambio di un software. Mi piace ricordare che questo succede anche quando c'è il passaggio ad una nuova versione dello stesso software in quanto ci cambia la posizione di alcuni “pulsanti” e di alcune funzioni che normalmente trovavamo in un preciso punto dei menù presenti sulla barra degli strumenti. L'opera informativa e formativa oltre al supporto all'utenza hanno fatto si che il passaggio sia stato accolto senza problemi particolari. La presenza dei referenti informatici negli Enti che hanno già adottato libreoffice ci ha consentito di ricevere pochissime email al gruppo di persone dedicato all'help desk di II^ livello. Infine vorrei evidenziare che solo una parte dell'utenza utilizza appieno tutti i pacchetti presenti in MS Office (la totalità usa l'elaboratore di testi “WORD” e soltanto un 15 % utilizza in maniera completa Word, il foglio di calcolo Excel e PowerPoint). Infine le similitudini con LIBREOFFICE consentono un passaggio agevole nell'impiego quotidiano.

Può quantificare il risparmio annuale per l'amministrazione? 

Il progetto di migrazione è, come detto, un progetto di breve-medio termine (2016-2020) e prevede l'adozione di Libreoffice in sostituzione di licenze Microsoft del prodotto Office non più supportato (in termini di patch di sicurezza) dalla casa madre. In tale contesto da marzo 2016 (inizio migrazione con enti piloti) ad oggi abbiamo installato circa 32.000 licenze libreoffice con un risparmio di circa 7 milioni di euro. A fine progetto (100.000 licenze circa) il risparmio sarà di circa 28 milioni di euro. A questo, come costi di licenza, possiamo sommare anche quello effettuato con Zimbra (ad oggi 150.000 caselle di posta elettronica) al posto di Microsoft Exchange ed Outlook per un importo stimato di circa 7 milioni di euro.

Mi è stato confidato da esperti cyber che la sicurezza di programmi e sistemi open source è uguale - talvolta maggiore! - di omologhi a pagamento. È vero?

Parlare in questi termini è molto generico. La sicurezza di un programma non è mai assoluta e la struttura aziendale che supporta può garantire un livello di sicurezza adeguato. La diffusione di un software consente anche di ottimizzare gli investimenti del cyber crime; un software meno diffuso è anche meno appetibile per gli hacker e quindi intrinsecamente “più sicuro”. Infine essendo un programma open source un programma a codice aperto e disponibile, potenzialmente è più facile individuare tutto ciò che si discosta dal codice originale e quindi potenzialmente modificato per fini malevoli.

Microsoft ha certamente una posizione dominate sul mercato di software e applicativi, vista la diffusione mondiale dei suoi programmi. Lei ritiene che il passaggio a software open source possa permettere un affrancamento da Microsoft, senza alcuna perdita di funzionalità e capacità?

I prodotti Microsoft hanno sicuramente contribuito alla diffusione dei processi di automatizzazione e la loro fruibilità hanno consentito una fidelizzazione da parte dell'utenza media. Basti pensare alle varie certificazioni che utilizzano i prodotti MS (una su tutte la patente europea del software comunemente conosciuta come ECDL). Su alcuni prodotti però ci sono dei software open source (che non significa “gratis”) che sono paragonabili in termini di efficienza e fruibilità. Quindi alcuni prodotti Microsoft hanno sicuramente un alter ego nel “mondo” open source fruibile e che non comportano perdite di funzionalità e capacità.

(foto: Difesa / Difesa Online)