1918: le ragioni della vittoria 100 anni dopo

(di Andrea Cucco)
21/05/18

Si è tenuto la scorsa settimana presso l'università di Roma LUMSA il convegno “1918: le ragioni della vittoria, 100 anni dopo”.

A partecipare all'evento docenti, diplomatici ed un militare che negli ultimi anni si è dedicato con passione al confronto sul primo conflitto mondiale, il generale Massimo Panizzi.

Una guerra grave e costosa in termini di vite umane ma dai molteplici risvolti, sorprendentemente anche positivi, e con chiavi di lettura tutt'ora da attribuire.

Caporetto fu una grave sconfitta, ma non il colpo mortale che il nemico auspicava. La ritirata verso il Tagliamento prima, il Piave poi, fu costellata da combattimenti accaniti e numerosi episodi di puro, limpido eroismo da parte dei nostri soldati. Ne é mirabile esempio la Battaglia di Pozzuolo del Friuli, capolavoro di tattica, abnegazione e coraggio dei Lancieri di Novara, del Genova Cavalleria e della Brigata Bergamo. Il sacrificio di quei prodi consentì alla Terza Armata di ritirarsi indenne oltre il Fiume Tagliamento. Si trattò di una graduale, ma costante riscossa, i cui momenti chiave sono la Battaglia di arresto sul Piave e sul Grappa, la Battaglia del Solstizio, e quella finale di Vittorio Veneto. In questo quadro - ha aggiunto Panizzi - le nostre forze armate cooperarono efficacemente. La Regia Marina, in particolare, assicurò la difesa a oltranza di Venezia e la copertura del fianco a mare della Terza Armata. Grazie al blocco navale attuato nel Canale d'Otranto, inoltre, essa contribuì ad interdire i rifornimenti verso i porti austroungarici dell'Adriatico, accelerandone il collasso. Insomma, si assistette al verificarsi di un fatto unico nella storia del nostro Paese: la caparbia volontà di tutti - esercito e popolo - di non perdere una guerra che avrebbe riportato la nostra giovane nazione alla dominazione straniera. Questi i fattori determinanti della vittoria del 1918: l'unità di intenti (a tutti i livelli, politico, militare, sociale), il reciproco soccorso tra alleati (non dimentichiamo che l'Italia inviò un Corpo d'Armata in soccorso ai Francesi, a Bligny), l'efficacissima sinergia tra le componenti delle forze armate, il crescente sentimento di orgoglio nazionale, il forte e rinnovato cameratismo fra i militari e la prodigiosa capacità di adattamento del soldato italiano.

Ricordiamo che con il lavoro femminile in sostituzione dei milioni di uomini al fronte i diritti delle donne otterranno un'accellerazione altrimenti assai aleatoria. Comprendere dunque le dinamiche, le potenzialità, le trasformazioni e gli errori di quel periodo potrebbe aiutare a comprendere le battaglie - troppe "Caporetto" comprese - del presente.

Speriamo che, come allora, aver raschiato il fondo sia il preludio ad una riscossa nazionale!