Una rivoluzione continua, in Italia

06/03/17

Non tutti lo immaginano ma in Italia esiste una realtà che negli ultimi anni sta scardinando un campo in cui logiche particolari e sudditanze generali dominavano indiscusse.

Gli autori di questa impresa non sono un “partito”, sono un movimento. Da sola questa novità ha coinvolto un esercito di concittadini che ha visto uno spiraglio di luce e sembra aver ripreso coraggio. A differenza di quanto può apparire, la strada è tuttavia ancora lunga ed “ostile”.

Stiamo parlando di Difesa Online.

Il giornale è entrato da pochi mesi nel suo quarto anno di attività. I numeri (raddoppiati) del 2016 hanno visto una media di singoli lettori mensili (dato Google Analytics), che è oscillata tra i 124.000 ed i 308.000.

Quando raccontiamo un fatto, un evento od analizziamo un'area abbiamo l'infelice vizio di trovare fonti dirette e, se possibile, andare sul posto. Far così non aiuta di certo le finanze (costi certi ed in più di un'occasione sponsorizzazioni disdette...) ed il plauso delle Istituzioni: è triste veder ripreso nelle rassegne stampa un comunicato di forza armata e non un articolo realizzato su un fronte di guerra quando ne vengono ripresi altri scritti contemporaneamente sotto la minaccia - al massimo - di una macchinetta da caffè.

È così che analisi e reportage dalla Libia, dalla Siria e quello in corso (nuovamente) oggi dal Donbass hanno testimoniato e testimoniano un desiderio di chiarezza e – per quanto possibile – obiettività.

Quello che è unico in questo giornale è l'impegno e la dedizione dei collaboratori, oggi oltre quaranta, che condividono tempo e risorse per un sogno: far sì che anche in Italia si possa parlare liberamente di Difesa senza gli effetti che oltre mezzo secolo di propaganda hanno sortito sulla cultura popolare. E quando si tratta di “cultura” il metro di misura è per noi ciò che conosce la gente al bar la mattina, non qualche eminente cattedratico in una conferenza per pochi. I pregiudizi, l'ignoranza o il “perbenismo” che vedono la morale pubblica troppo “sensibile” alla realtà degli avvenimenti o del quotidiano - afgano, iracheno, libico... - non devono essere considerate “nemiche”: sono il risultato di disinformazione. Non è dunque nostro obiettivo celebrare gli italiani come “migliori”, è nostra speranza che siano un giorno “uguali” al resto del mondo.

Siamo un Paese straordinario, fatto di persone con un cuore enorme. Dobbiamo solo decidere di lanciarlo oltre l'ostacolo dell'ipocrisia e della marea di sciocchezze raccontate sul mondo militare per troppi decenni.

Nonostante questo nostro tipo di condotta comprometta moltissimi degli appoggi economici che sarebbero necessari per moltiplicare i risultati e – magari – retribuire chi lavora da anni a questo progetto, non ci fermeremo.

Come sosteneva un grande poeta di fine millennio: “a volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato”.

Continuate a seguirci, a segnalare, a commentare civilmente, a condividere.

Andrea Cucco

(foto: Giorgio Bianchi)