Militare assolto per un simbolo neonazista o punito per un vessillo ANTI-nazista?

(di Andrea Cucco)
10/05/18

Sei mesi fa un povero carabiniere è stato messo alla gogna per aver appeso nella propria stanza una bandiera storica (v.articolo).

Quando una telecamera ha violato la privacy del suo alloggio è stato azzannato al collo dai media e dalla politica, quella al potere e da una parte di quella all'opposizione.

L'Arma? La gerarchia militare - che avrebbe dovuto tutelare un proprio membro da accuse assurde ed ingiuste - era riuscita unicamente a limitare a 3 giorni di consegna l'esemplare sanzione richiesta per il povero ragazzo di 24 anni. Ricordiamo che le pressioni politiche e mediatiche (soprattutto quelle non ufficiali...) chiedevano il congedo immediato del carabiniere.

Martedì il comando del quinto reggimento carabinieri Emilia Romagna ha annullato la sanzione decisa a suo tempo dal comando (gerarchicamente inferiore) del sesto battaglione della Toscana. Il militare, in caso di conferma della sanzione, difficilmente sarebbe potuto entrare nell’Arma in servizio permanente. Il giovane aveva immediatamente argomentato che, da appassionato di storia, non sapeva che quel vessillo era utilizzato da gruppi neonazisti.

Dopo due giorni di facili commenti sui media - troppi di meno di quelli pubblicati quando c'era da colpire il carabiniere - potrebbe sembrare una storia a lieto fine ma non è, e non deve essere considerata, tale.

Un militare è stato infamato e condannato “politicamente e di fronte alla pubblica opinione” da chi protegge e serve quotidianamente, per un'accusa assurda ed ignobile che solo la peggior malafede od ideologia avrebbe potuto giustificare.

"Nulla di nuovo sotto al sole" risponderanno le migliaia di uomini e donne in divisa che NON si prostrano ad una tessera di partito per cercare uno scatto di carriera altrimenti improbabile. Vale in Italia come in Afghanistan, Iraq, Libia, Somalia, Niger e così via...

E invece no! Questa volta l'eccessiva ostentata sicurezza potrebbe aver fatto commettere un errore che non dovremo perdonare: il simbolo incriminato sarebbe un simbolo ANTI-NAZISTA!

Nel 1939 un singolare episodio (coperto dal regime tedesco dell'epoca) avrebbe consacrato quel vessillo ad esempio di protesta e rifiuto del governo hitleriano.

Il suicidio del comandante della "Admiral Graf Spee": il capitano Langsdorff, in rotta con le direttive politiche del tempo – e ripetiamolo, parliamo del 1939, non nel 1945 (!) - dopo aver messo in salvo l'equipaggio, autoaffondò la nave che, in base alle sue informazioni, stava per venir distrutta dalla flotta inglese. In segno di ribellione (avendo contravvenuto agli ordini del Führer che aveva ordinato di immolarsi con la nave) si suicidò con un colpo di pistola dopo essersi avvolto nella bandiera della vecchia Marina Imperiale Tedesca.

Un gesto dirompente che fu messo a tacere da parte dalla Storia? Potrebbe essere. La risposta fornitaci dall'ambasciata tedesca non riporta questa dinamica. Ma a sei anni dalla caduta, con i falò dei testi messi all'indice ancora fumanti, quale documento riguardante un simile episodio avrebbe potuto salvarsi in Germania?!

Le nostre ricerche hanno però trovato riscontro in storici e scrittori che confermerebbero il gesto eclatante del comandante Langsdorff*.

A quanto pare, ai nostri giorni, chi ama riempirsi la bocca di valori democratici e antinazismo potrebbe aver punito un militare per la presenza di un simbolo ANTI-nazista nella sua camera.

  

* Arrigo Petacco – La Seconda Guerra Mondiale. Roma, Armando Curcio Editore (1979); Michael Powell – The Last Voyage of the Graf Spee (1956)