La minaccia globale dell'ISIS ed il preoccupante silenzio in Italia

11/11/14

L’ISIS, lo Stato Islamico abbreviato in IS e conosciuto anche come Stato Islamico dell'Iraq e della Grande Siria (ossia Stato Islamico dell'Iraq e al-Sham, ISIS,), a differenza di Al Qaeda madre del terrorismo del terzo millennio, diventa ogni giorno una realtà in crescita non solo operativa ma anche politica.

Una compagine che coagula fanatici religiosi che combattono una jihad complessa. Non più solo kamikaze pronti solo ad immolarsi in nome di Allah,  ma anche e soprattutto gente attenta  a programmare strategie di lunga durata sfruttando al massimo le moderne tecnologie e tecniche di comunicazione.

Metodi che stanno portando a risultati significativi. Lo Stato Islamico attira adepti in tutto il mondo occidentale e riscuote ampi consensi che potrebbero rappresentare un pericolo per la sicurezza internazionale.

Ormai sono centinaia di migliaia i combattenti della jihad arruolati in Occidente e quotidianamente arrivano notizie della morte di jihadisti provenienti dall'Europa. Solo negli ultimi due giorni si dà per certa la morte di almeno quattro occidentali di cui due provenenti dal Belgio e caduti a Kobane.

Un'attenta analisi delle notizie pubblicate quotidianamente su Internet, in particolare tratte da testate e/o siti vicini al mondo arabo, consente di poter affermare che gli addetti alla comunicazione dell'ISIS monitorizzano costantemente ciò che accade in Occidente e gestiscono un capillare flusso di informazioni.

Moderni “pizzini” dai quali traspare una particolare attenzione per qualsiasi evento che in qualche modo può causare instabilità o disordini nel mondo occidentale. Gli attivisti ed anche i semplici simpatizzanti, ad esempio, osservano e parlano con estrema competenza dei risultati del referendum in Scozia ed anche a ciò che avviene in Italia, terra di possibile approdo e smistamento di cellule eversive mescolate ai flussi di migranti. Monitorizzano, anche, manifestazioni come quella degli Anonymous svolta a Londra giorni or sono, invitando i simpatizzanti a partecipare, probabilmente con l’intenzione di infiltrarsi nei movimenti di protesta per creare disordini.

Il web è ormai sommerso da proclami in lingua inglese, diretti agli islamici nati e cresciuti in Occidente. Parole di propaganda in puro stile islamico ma efficaci per fare proseliti  in una cultura come quella araba. Frasi come, “per grazia di Allah, gloria a Lui l'Altissimo, ridisegniamo la mappa del mondo islamico perché diventi un unico stato sotto la bandiera del Khilafa con il permesso di Allah, gloria a Lui l'Altissimo”. Ed ancora “per grazia di Allah, gloria a Lui l'Altissimo, noi stiamo scrivendo una storia pura per la gente dell'Islam in questo periodo in cui l'oppressione ha regnato e l'ingiustizia e la corruzione si sono diffuse in tutto il mondo, da oriente e da occidente”. Vi sono anche annunci che informano che l’IS si sta allargando e sviluppando nel sub continente indiano con compagini di mujahideen appartenenti a formazioni di Al Qaeda. A costoro uno dei portavoce ufficiali, tale Ustadh Usaamah Mahmoud indirizza continuamente l'invito: "Aggrappatevi tutti insieme alla corda di Allah".

Una novità importante e nello stesso tempo preoccupante quello che sta avvenendo nel subcontinente indiano. Nei proclami si fa, infatti, un preciso riferimento ad “un ritorno dell'Islam nei territori dell’India, definita dalla propaganda dell'ISIS come terra di musulmani fino a quando non fu occupata dal nemico infedele che l’ha divisa in parti e separata in regioni”. Un’entità (AQIS) che è frutto di un lavorio durato per più due anni e probabilmente sfuggito all'Intelligence occidentale.

Ci troviamo, quindi, di fronte non ad “improvvisatori dell’azione eversiva” ma a personaggi in grado di organizzare e gestire una strategia che progressivamente dilaga in varie aree geografiche, portata avanti anche con il supporto di personaggi come tale Choudary, riferimento religioso di tanti altri come un certo Rahaman.

Attivisti che utilizzano i moderni sistemi di comunicazione ed in particolare Internet per arruolare proseliti e per fornire informazioni utili a coloro che scelgono di partire per la Siria e Iraq per combattere la Jihad. (http://english.alarabiya.net/en/News/world/2014/11/07/Radical-UK-cleric-...).

Personaggi sicuramente da non sottovalutare in quanto ferventi sostenitori della sharia (legge coranica) e propugnatori del radicalismo islamico, in particolare per quanto attiene al ruolo delle donne da loro considerate soggetti inferiori che devono essere ridotti in schiavitù (http://www.youtube.com/watch?v=FSzaPNw_AjY ).

Per quanto emerge da molte notizie di stampa, si può affermare che attualmente una fra le più pericolose è la centrale di coordinamento, reclutamento e pianificazione operativa a  Londra (http://www.news.com.au/world/four-men-arrested-for-allegedly-plotting-a-...), mentre altre Nazioni europee  come Austria, Olanda, Germania, Francia e Svezia vengono utilizzate per la “triangolare” risorse economiche necessarie alla causa.

In questo contesto solo un’anomalia appare evidente: lo strano silenzio degli integralisti residenti in Italia. Un silenzio preoccupante, forse voluto per distogliere l’attenzione da un possibile atto imminente nel nostro Paese, in particolare approfittando del crescente malumore sociale delle piazze.

Navigando sulla rete, infatti, si individuano simpatizzanti dell’ISIS residenti in Italia collegati fra loro con un network articolato e molto attivo. La comunicazione mediatica è, comunque, in evoluzione. L’IS con  messaggi "paralleli" cerca di ottenere consensi ed ha abbandonato la pubblicazione di immagini cruente, che in qualche modo potevano suscitare reazioni negative anche nei mussulmani occidentali ed evita di pubblicare “messaggi sensibili”.

Sono stati, invece, riaperti link da tempo abbandonati con antichi personaggi residenti nei Balcani, forse anche militanti nella guerra in Bosnia, un fenomeno che dovrebbe essere attentamente monitorato.

Possiamo, quindi, affermare che l’ISIS non è solo ed unicamente una realtà combattente come potevano essere le vecchie Brigate di mujahideen operativi in Afghanistan negli anni '80 ed a metà anni ’90 in Bosnia Herzegovina. Piuttosto una struttura che fa riferimento a potenzialità culturali da non sottovalutare e che stanno dimostrando di saper programmare ed adeguare in tempo reale la loro politica al mutare della situazione, affidandosi ad un network comunicativo sempre più strutturato ed impenetrabile.

Quali possano essere i loro possibili obiettivi per azioni terroristiche nel medio termine non è semplice prevederlo. Qualsiasi opzione è aperta con modalità operative che possono spaziare dalla classica autobomba (VBIED), all’ordigno improvvisato (IED) realizzato anche utilizzando sostante radioattive o chimiche (NC) e/o kamikaze classici che potrebbero arrivare a sostituire la cintura esplosiva con virus per trasformarsi in "bombe biologiche".

Anche i target potrebbero essere di varia natura. Nelle aree del centro Asia e del Medio Oriente dove è più pressante la presenza del Califfato l’attenzione terroristica potrebbe essere orientata prioritariamente a colpire  gasdotti ed oleodotti per mettere in crisi il sistema economico mondiale. Altrove pianificata per colpire significative strutture della civiltà occidentale e del cattolicesimo.

Una minaccia che non è escluso possa portare ad atti concreti nel breve - medio periodo. Ipotesi ancora più realistica se venisse confermata la notizia data domenica: sarebbe stato ucciso o almeno ferito il leader dell'ISIS in seguito ad un bombardamento aereo degli USA.

Fernando Termentini