Il capo di SMD alla Commissione Difesa, non c'è più nulla da tagliare

26/11/14

L’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, capo di stato maggiore della difesa, è intervenuto ieri in audizione presso la IV commissione difesa della camera. La gravità della situazione mi sembra evidente, siamo andati oltre i vecchi tagli agli sprechi o gli aumenti dell'efficienza del sistema Difesa, se si prosegue con scelte politiche disattente la macchina comincerà a perdere i pezzi ed a non poter più assolvere i propri compiti.

Un grande docente che insegnava diritto commerciale quando frequentavo l'università - riferendosi alle tremende esperienze di milioni di italiani sperimentate in borsa qualche lustro addietro - amava chiosare "una mucca la puoi mungere a lungo, ma la pelle gliela fai una volta sola!".

Ebbene credo che oggi l'ammiraglio Binelli Mantelli abbia ammonito che la mucca, il bilancio della Difesa per troppo tempo "munto" dalla politica per tagliare "alcune" spese (in una stalla in cui tanto quasi nessuno si lamenta...), sia arrivata al limite.

Dal momento che le parole indirizzate ad un organo del parlamento troppo spesso rimangono tra le quattro mura in cui vengono pronunciate, lascio ad ogni lettore la sua interpretazione pubblicando il testo integrale dell'intervento del capo di SMD.

Buona lettura e viva l'Italia!

Andrea Cucco

 

Audizione DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA PRESSO LA IV COMMISSIONI Difesa DELLA CAMERA DEI DEPUTATI NELL’AMBITO DELL’ESAME DEL PROGRAMMA PLURIENNALE di A/R n. SMD 01/2014 RELATIVO AL PROGRAMMA NAVALE PER LA TUTELA DELLA CAPACITA’ MARITTIMA DELLA DIFESA - ATTO N. 116”.

- 25 NOVEMBRE 2014 –

 

Ringrazio il Presidente della 4^ Commissione Difesa della Camera, Onorevole VITO, i Vice Presidenti - Onorevoli VILLECCO CALIPARI e ARTINI - e tutti i componenti della Commissione per l’odierna convocazione nell’ambito dell’esame del programma pluriennale di Investimento per la tutela della capacità marittima della Difesa, nei termini stabiliti nella Legge di Stabilità per l’anno 2014.

Ho volutamente usato il termine “investimento” e non il classico “ammodernamento e rinnovamento” per sottolineare come le risorse finanziarie assegnate da Governo e Parlamento alla Difesa costituiscano in larga misura un reale investimento della Nazione, prima di tutto nella sua sicurezza, ma anche verso il comparto industriale e tecnologico nazionale, in termini diretti ed indiretti, ivi comprese le opportunità di esportazione e di cooperazione industriale e infine, nel caso specifico delle capacità marittime, verso la tutela diretta degli interessi nazionali sul mare e oltremare.

Non entrerò nei dettagli tecnici dell’impresa oggetto dell’audizione odierna, né rimarcherò l’importanza del programma navale per la Marina Militare e sul piano occupazionale ed economico - temi ampiamente illustrati nelle audizioni precedenti.

Mi limiterò quindi agli aspetti di specifica competenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa sulla base della legislazione vigente e, in particolare, per le attribuzioni relative alla “pianificazione, predisposizione ed impiego delle Forze Armate nel loro complesso, in linea con le direttive dell’Autorità politica”.

In premessa, desidero esprimere la mia gratitudine nei confronti delle Commissioni Difesa per l’attenzione e la sensibilità dimostrate nell’esaminare approfonditamente il programma in questione. Attenzione e sensibilità che auspico siano foriere nel prossimo futuro di ulteriori provvedimenti legislativi analoghi anche per altre imprese d’interesse della Difesa, attraverso l’indispensabile sinergia con il Ministero dello Sviluppo Economico. Infatti questa strada, come spiegherò nel seguito, costituisce l’unica concreta possibilità di assicurare programmi di investimento di rilevante magnitudine finanziaria e ad ampio orizzonte temporale, in coerenza con la pianificazione generale dello Strumento Militare nel suo complesso.

La pianificazione e la predisposizione dello Strumento Militare è un processo delicato e complesso, ma di fondamentale importanza in quanto deve consentire di assolvere efficacemente e con un orizzonte temporale di medio-lungo periodo, le attività ed i compiti che le Forze Armate saranno chiamate a svolgere in coerenza con il dettato Costituzionale e la legislazione vigente. Questo processo deve necessariamente essere armonizzato con gli impegni assunti nell’ambito delle Alleanze alle quali l’Italia partecipa (ONU, NATO, UE) e sulla base di quanto deciso dal Parlamento e disposto dal Governo.

Le ulteriori indicazioni che perverranno dal redigendo “Libro Bianco” - di iniziativa governativa ed approvazione parlamentare - consentiranno poi di procedere alla correlata implementazione sul piano tecnico delle decisioni scaturite in termini di scenario di riferimento, livello di responsabilità ed interessi nazionali prioritari, attese le già citate responsabilità che la ex “Legge sui Vertici” n. 25/97 – ora recepita nel Codice dell’Ordinamento Militare – assegna al Capo di Stato Maggiore della Difesa.

È evidente infatti che gli impegni internazionali assunti, a fronte di crisi e tensioni in vaste aree del mondo e dalle conseguenze inimmaginabili per gli interessi nazionali – a prescindere dalle “distanze” geografiche, un concetto che in un mondo globalizzato non ha alcun senso – impongono alla Difesa di non farsi trovare impreparata nel momento in cui il Governo ed il Parlamento dovessero decidere l’impiego dello Strumento Militare.

Proprio la tempestività e la flessibilità di reazione - le qualità più preziose di qualunque strumento militare – richiedono uno stato di efficienza dei mezzi ed un addestramento scrupoloso, omnicomprensivo e “mirato” del personale che garantisca l’assolvimento del compito e nel contempo salvaguardi al meglio l’incolumità dei nostri uomini e donne “con le stellette”.

Tempestività e flessibilità sono anche qualità duali che caratterizzano la reattività e l’efficienza che l’Esercito, la Marina, l’Aeronautica e l’Arma dei Carabinieri hanno sempre dimostrato a fronte di emergenze nazionali, situazioni di pericolo o eventi calamitosi. Mi riferisco al soccorso alle popolazioni flagellate da catastrofi naturali, ma anche alle numerose richieste di intervento per situazioni contingenti, come le drammatiche alluvioni degli ultimi tempi, i trasporti sanitari d’urgenza per via aerea, i concorsi che le Forze Armate forniscono, dal disinnesco di ordigni bellici al servizio meteorologico, dall’archeologia subacquea alle camere iperbariche, solo per citare alcuni esempi.

Ed ancora, il soccorso in mare di migliaia di uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra e dalla disperazione e che vengono sfruttati da persone senza scrupoli che devono essere assicurati alla giustizia. I “numeri” dell’Operazione “Mare Nostrum” valgono più di molte parole.

Tutto ciò senza dimenticare ruolo istituzionale di sorveglianza e difesa del territorio, delle aree marittime e dello spazio aereo nazionale, un ruolo che si tende a sottovalutare a fronte delle gravi e incalzanti crisi internazionali, ma che le Forze Armate continuano e devono assolvere con serietà, professionalità.

L’operatività, cioè la capacità di fare tutto ciò, è dunque la ragion d’essere dello Strumento Militare. Essa non si improvvisa e non si acquisisce una volta per sempre, ma va alimentata con l’addestramento, la disponibilità di sistemi, mezzi e materiali adeguati, ben manutenuti, pienamente affidabili ed in grado di operare efficacemente integrati nei dispositivi Alleati, NATO ed europei.

A carattere generale, esistono aree di instabilità interconnesse tra loro, dove fenomeni di natura locale si riverberano anche in aree distanti da quella di origine, accrescendo le minacce per i nostri sistemi politici, economici, sociali e finanziari, con una menzione specifica alle linee di comunicazione terrestri, marittime ed aeree, che vanno assolutamente protette per garantire la libertà di movimento ed il libero scambio delle merci. Mi riferisco alle aree di crisi in Medio Oriente, Nord Africa e Corno d’Africa e Golfo di Guinea ed alle crisi più vicine ai nostri confini – Europa orientale e Caucaso – caratterizzate da una minaccia come detto ibrida – ossia comprendente insurgent e forze militari regolari – così come alle tensioni reali o potenziali in altre aree del mondo, fino all’estremo Oriente.

Bilanciamento e integrazione di capacità, flessibilità operativa, superiorità tecnologica, decisionale e dottrinale sono dunque le uniche risposte possibili all’imprevedibilità e alla complessità degli scenari di oggi e di domani.

In questo quadro di impegni e di sfide la Difesa deve coscienziosamente pianificare e programmare le Forze Armate di domani, in uno scenario geo-strategico e in un contesto economico-finanziario nei quali l’unica certezza è l’incertezza.

Sul piano economico-finanziario la situazione, soprattutto in Europa, è ben nota e la Difesa ha già reiteratamente contribuito al risanamento della Finanza Pubblica in maniera sostanziale in quest’ultimo decennio.

Alla vigilia della prossima discussione parlamentare sui principali provvedimenti finanziari, le leggi di Stabilità e Bilancio per il prossimo triennio, la situazione appare ancora più preoccupante.

La drastica riduzione del bilancio ordinario negli ultimi anni, soprattutto nelle componenti Esercizio ed Investimento è di tutta evidenza e già da tempo quindi la pianificazione dello Strumento Militare ha affrontato in maniera equilibrata ed in ottica interforze il problema del finanziamento delle esigenze di Ammodernamento e Rinnovamento di sistemi d’arma, mezzi e materiali.

Per poter assorbire i tagli del bilancio ordinario, effettuati anche in corso d’anno attraverso i cosiddetti “accantonamenti”, la Difesa ha dovuto costantemente rimodulare i programmi già operanti - nei limiti di quanto contrattualmente attuabile - ovvero rinviare o cancellare l’avvio di nuove imprese.

Un esercizio che per quanto possibile ha cercato di salvaguardare il mantenimento almeno delle capacità operative essenziali, funzionali all’assolvimento dei compiti prioritari, ma che le paventate ulteriori riduzioni dal 2015 rischiano concretamente di compromettere.

La Difesa da anni beneficia nel settore Investimento del sostegno finanziario da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, frutto di una proficua sinergia focalizzata su quelle esigenze della Difesa che incontrano l’interesse del Mi.SE per tipologia e contenuto tecnologico e per lo specifico comparto produttivo coinvolto.

Ma non tutte le esigenze acquisitive della Difesa possono per loro natura essere soddisfatte con fondi del Mi.SE (le cui disponibilità non sono ovviamente illimitate e necessariamente vengono indirizzate anche su altri settori produttivi) ma necessitano di fondi sul bilancio ordinario del Dicastero per la quota Investimento.

Così come è superfluo sottolineare che la realizzazione di sistema d’arma, mezzi e materiali altamente tecnologici richiede che una volta in servizio, terminata la fase iniziale di supporto logistico integrato, possano essere finanziariamente sostenuti in termini di manutenzioni e mantenimento in efficienza.

Una criticità che si scontra con la drammatica situazione dell’Esercizio, ossia i fondi per la formazione e l’addestramento del personale ma anche per l’acquisto dei carburanti e pezzi di rispetto, per le manutenzioni, le riparazione, per pagare le bollette di acqua, luce e le cartelle esattoriali, solo per rendere più concreto il concetto.

La questione, pertanto, deve essere vista nella sua interezza, con equilibrio e grande lungimiranza programmatica, senza compartimenti stagni.

Nello specifico dell’Investimento, il Documento Programmatico Pluriennale per il triennio 2014-2016 presentato dal Ministro PINOTTI in Parlamento espone in maniera completa ed approfondita anche gli aspetti correlati ai fondi Mi.SE ed alle singole leggi che finanziano con stanziamenti diretti o mediante autorizzazioni di limiti di impegno pluriennali.

Imprese d’interesse della Difesa che, lo ribadisco, devono incontrare gli interessi istituzionali del Mi.SE, la cui missione è per l’appunto lo sviluppo economico del Paese, un aspetto cruciale nell’attuale drammatica congiuntura economico-occupazionale.

La fattiva collaborazione a tutti i livelli tra la Difesa ed il Mi.SE ha consentito di realizzare progetti che sarebbe stato impossibile finanziare con fondi della Difesa, alla luce della elevatissima magnitudine finanziaria e dell’orizzonte temporale estremamente ampio al di fuori della capacità programmatoria della Difesa (soprattutto, come detto, per la non certezza dei fondi disponibili in un arco temporale adeguato).

Mi riferisco a previsioni legislative nell’ambito dei quattro principali provvedimenti legislativi1 che esauriscono gli effetti in un range dal 2021 (legge 266/97) al 2034 (legge 147/13). Peraltro, con una coerenza di risorse finanziarie a legislazione vigente ed una parziale flessibilità “tecnica” che la Difesa non ha né potrà mai avere.

Si tratta quindi di una salutare complementarietà indispensabile per assicurare la già citate superiorità tecnologiche ed operative: da un lato i programmi Mi.SE di Ammodernamento e Rinnovamento di maggiore rilevanza e dall’altro - e lo ribadisco - l’altrettanto fondamentale contributo dei programmi per l’Investimento finanziati sul bilancio ordinario della Difesa per le esigenze acquisitive che non rispondono ai criteri stringenti del Mi.SE, in particolare per quelle capacità non realizzabili o non ancora realizzabili in ambito nazionale ed europeo, ovvero la cui realizzazione richiederebbe costi non ricorrenti insostenibili.

In tale ottica, le decisioni della Difesa sono necessariamente bilanciate e ponderate alla luce delle prioritarie esigenze operative dello Strumento Militare.

Solo per fare alcuni esempi di programmi sviluppati in sinergia con il Mi.SE vorrei citare i Veicoli Blindati Medi VBM 8x8 “Freccia”, le Fregate Europee Multi Missione (FREMM), i velivoli EUROFIGHTER e TORNADO, gli elicotteri NH-90 e EH101/CSAR.

Ed ancora la Forza terrestre NEC digitalizzata, il satellite SICRAL 2, i velivoli da addestramento M-346, il Sistema di Controllo del Territorio (SICOTE) dei Carabinieri e, per ultimo, il “programma navale per la tutela della capacità marittima della Difesa”.

Una elencazione che dà il senso dell’importanza della sinergia con il MiSE in termini di contribuzione totale o parziale all’impresa.

Si tratta di imprese di specifico interesse di una singola Forza Armata ovvero d’interesse comune a due o alla totalità delle componenti dello Strumento Militare a seconda dell’area di impiego operativo.

Il problema non è quindi il bilanciamento dell’Investimento, in quanto la programmazione è unica, integrata e svolta da parte del Dicastero della Difesa, ma la concreta disponibilità di fondi coerenti, adeguati e certi sulla quota Investimento, a prescindere dalle modalità di erogazione o da aspetti di natura giuridica, ma tenendo sempre presente le differenze concettuali su indicate tra fondi Difesa e fondi MiSE e la sostenibilità con l’Esercizio dei sistemi d’arma, mezzi e materiali in servizio.

Auspico quindi che la Commissione Difesa e tutti gli Organismi parlamentari coinvolti continuino a sostenere le esigenze delle Forze Armate anche attraverso leggi “dedicate” ovvero provvedimenti di più ampio respiro che sostengano tutte le esigenze dello Strumento Militare e che integrino le insufficienti assegnazioni del bilancio ordinario.

Una modalità di approvazione dei programmi della Difesa che, peraltro, coinvolge e responsabilizza maggiormente il Parlamento e le Commissioni parlamentari competenti su di una materia d’interesse generale del Paese, integrando ed ampliando le forme di controllo già previste dal Codice dell’Ordinamento Militare – decreto legislativo 66/2010 (richiamate nella Relazione dell’Onorevole SCANU) e riprese dalla ex Legge “Giacchè”.

Avviandomi a concludere non posso sottacere la preoccupazione per la progressiva contrazione delle risorse di Ammodernamento e Rinnovamento della Difesa, a fronte della sostanziale incomprimibilità delle spese di Esercizio già di per sé ampiamente insufficienti.

Per quanto riguarda il settore Esercizio, nello stesso periodo ed a fronte di un quadro già estremamente deficitario, le ulteriori riduzioni potrebbero essere insostenibili.

Il rischio concreto è di un progressivo e, per certi aspetti, potenzialmente irreversibile decremento dell’efficienza delle Forze Armate, sino al rischio di una paralisi di alcuni complessi di capacità. Uno scenario differente dal passato, allorquando si è potuto far fronte alle pur consistenti manovre finanziarie riduttive posticipando quegli impegni ancora in fase di definitivo consolidamento.

Al contrario, la nuova azione compressiva trova oramai l’Istituzione priva di residuali capacità di assorbimento “elastico”, con una prospettiva di una significativa riduzione delle attività di manutenzione dei sistemi d’arma, mezzi e materiali, ma anche di attività addestrative ed operative e quindi dell’insieme degli assetti capacitivi.

Ovviamente, qualora le cupe previsioni dovessero avverarsi si dovrà passare da operazioni di natura “bilancistica” ad una valutazione approfondita delle reali ricadute contrattuali e capacitive derivanti dall’attuazione dei provvedimenti conseguenti.

Detto questo - e lo ritengo doveroso per quelle che sono le mie precipue responsabilità -, riprendendo il tema alla base dell’odierna convocazione in Commissione, confermo la correttezza e la trasparenza del processo di pianificazione e programmazione dello Strumento Militare in un’ottica genuinamente interforze e alla luce dell’attuale contesto strategico di riferimento.

Auspico che l’attenzione del Parlamento nei confronti della componente navale sia prodromica ad analoghe iniziative che verranno avanzate richiamando le considerazioni e le valutazioni espresse sulle attuali modalità di finanziamento di imprese d’interesse della Difesa da parte del Mi.SE.

Ribadisco la criticità del bilancio ordinario della Difesa per le quote Investimento e di Esercizio che rischia di compromettere la sempre maggiore integrazione delle Forze Armate Italiane in un’ottica europea e Atlantica sia la loro stessa operatività.

Un traguardo, auspicato e sostenuto, anche alla luce dell’attuale nomina del Ministro MOGHERINI ad Alto Rappresentante della Politica Estera di Sicurezza e Difesa dell’Unione, che non può prescindere dalla piena interoperabilità ed integrazione delle diverse componenti dello Strumento Militare in ottica interagenzia, interministeriale ed internazionale.

Con ciò concludo il mio intervento e rimango a disposizione per eventuali approfondimenti.