Editoriale: Se alla fine ai marò ci pensano gli stranieri...

09/01/14

Questo pomeriggio c'è stata una piccola manifestazione di protesta di fronte all'ambasciata saudita a Roma. L'incontro era organizzato per chiedere la scarcerazione del giornalista e blogger saudita Raif Badawi.

Nel 2008 il collega ha fondato il sito web ''Free Saudi Liberals'' e ha avuto l'infausta idea di occuparsi del ruolo della religione e della libertà in Arabia Saudita. Detenuto dal 2012 nel carcere di Briman a Gedda, con una condanna a 7 anni e 600 frustate per offese contro alcune figure religiose dell'Islam, Badawi rischia ora la pena di morte.

Erano presenti un'associazione di donne marocchine (ACMID), militanti di un'associazione contro la pena di morte (Nessuno tocchi Caino) e dei siriani che, dal momento che i sauditi sono stati tra i principali finanziatori della ribellione in Siria, hanno approfittato dell'occasione per unirsi alla protesta.

E poi c'era il sottoscritto, neofondatore di Difesa Online, che si sentiva vicino a quel giornalista che ha cercato di fare il suo mestiere attraverso il canale più destabilizzante ed incontrollabile per i poteri forti che sono abituati a controllare e stipendiare le notizie: il web.

Il paio d'ore di urla al coro di "Free Badawi" e varie rime in arabo non mi avrebbero colpito più di tanto se dal gruppo di manifestanti non fosse uscito anche un "liberate i marò!", ripetuto per qualche attimo anche dagli altri presenti.

Ho impiegato tempo per cercare di decifrare i miei sentimenti: andavano dal "Ma cosa centrano i marò?" al "Ma ci devono pensare dei marocchini e siriani immigrati a GRIDARE ciò che gli italiani non fanno a sufficienza?".

E non sono ancora riuscito a farlo con sicurezza.

 

Andrea Cucco