Dopo le parole di Tofalo, ci resta solo Salvini…

(di David Rossi)
03/06/19

Il ministro Elisabetta Trenta e il sottosegretario Angelo Tofalo sono personalmente onesti, ma nella loro azione politica in questi mesi hanno somigliato ai ladri di Pisa: hanno litigato di giorno a vantaggio delle telecamere, ma poi di notte, quando le luci delle dirette sono spente, hanno portato avanti entrambi il programma del loro movimento politico verso la Difesa e le Forze armate.

Purtroppo per il ministro, i giornali ogni giorno riportano articoli sulla dilagante insoddisfazione dei militari di ogni ordine e grado e degli ambienti politico-governativi verso di lei. Così, il giovane Tofalo, ha peccato di ingenuità, cercando di differenziarsi pubblicamente da un ministro che potremmo definire "in caduta libera".

L’intenzione, apparentemente, era di dimostrare buona volontà, nessuna ostilità verso il vicepremier Matteo Salvini e la sua disponibilità a una successione col consenso leghista; purtroppo per lui, ha finito per confessare i peccati mortali suoi e del ministro.

In pratica, ci ha raccontato che la titolare del dicastero da un anno fa campagna politico-elettorale ma anche che lui stesso è incapace di gestire i flussi di informazioni all’interno della Difesa e di esercitare una sana leadership verso i propri sottoposti. Di più: ha bellamente ammesso che riceve input esterni - non meglio identificati ma speriamo coerenti con la posizione che occupa - piuttosto che coordinarsi col personale di dovere.

Il lettore non ha bisogno che gli ricordiamo che stiamo parlando di in un ambito - la Sicurezza del Paese e le forze titolate a difenderla - in cui riservatezza, competenza, obbedienza ai superiori e lavoro di squadra possono fare la differenza tra la vita e la morte. Di più ancora: parliamo di questioni su cui l’interesse nazionale si scontra con le azioni di disturbo e spionaggio da parte di potenze esterne.

Ecco, è così che “un ragazzo dai valori ben saldi, una persona seria e appassionata” nel tentativo di essere “uno strumento per riorganizzare e migliorare settori delicati” finisce per confessare di star conducendo una personale crociata contro “capi e capetti del passato”, che a quello che è dato di sapere sono quadri del ministero e graduati delle Forze armate… con cui dovrebbe lavorare per il Paese.

Grazie di esistere, onorevole Tofalo: non la critichiamo per quanto dichiarato. Il suo candore nell’ammettere gli errori altrui… e le proprie debolezze ci ha risparmiato il concedere ulteriore credito alla sua parte politica, che ha preso in parte le distanze da Lei ma non le ha chiesto di dimettersi, cosa che avrebbero dovuto fare per saggezza politica se quanto da lei confessato fosse solo farina del suo sacco. No, lui è solo sfuggito al controllo del suo Movimento e per un attimo ci ha fatto vedere il re nudo. E almeno a me non è piaciuto.

Prendendo in prestito le parole di alcuni lettori di Difesa Online, recentemente consultati, potremmo riassumere dicendo che una parte della maggioranza sembra perseguire come obiettivo la demilitarizzazione/desacralizzazione delle Forze armate per trasformarle in uno “stipendificio sindacalizzato e politicamente ossequioso”.

Che cosa ci resta in mano, dopo la “vicenda Tofalo”, a parte una ben singolare confessione?

Ci resta l’altro azionista della maggioranza di governo, quel Matteo Salvini che lo scrivente ha spesso criticato e che di fronte alle sfide per il Paese dei prossimi sei-diciotto mesi (stabilità del Nord Africa, conti pubblici, invadenza cinese, cyber security ecc.) ha la possibilità di fare molto, anche perché per il momento gode di un consenso personale e di partito amplissimo. Lui che non perde occasione per dimostrare una solidarietà con le forze di polizia che va al di là dei propri doveri di vertice del Ministero degli Interni. Ecco, prenda posizione su questo comparto, la Difesa, che impiega oltre trecentomila uomini e donne, ma che - mi si passi il termine - con l’indotto copre quasi un decimo dell’elettorato. Non si faccia spaventare da questa patata bollente. Pretenda chiarezza dagli Alleati sulla gestione del settore. Pretenda molto, perché quanto “confessato” dal giovane sottosegretario è roba seria. Pane per i denti di un leader.

Foto: ministero della difesa