25 aprile: cari “ex” lettori di Difesa Online e caro, stimato, presidente...

(di Andrea Cucco)
24/04/18

Con l'editoriale pubblicato ieri questa testata ha cercato di animare una discussione su un punto delicato ma semplice: una “festa nazionale” dovrebbe rappresentare un momento unificante, non di divisione.

Le reazioni sono state numerose e “forti”. Volendo tralasciare i contenuti, ideologici o spontanei, delle numerose critiche o delle numerosissime condivisioni, la tesi è stata confermata: il 25 aprile è una data disaggregante.

Non voglio qui proseguire il confronto dialettico aperto ieri ma rassicurare chi ha accusato Difesa Online di “nazifascismo”. Questo giornale non può essere definito tale per diversi motivi. Il primo è che nazismo e fascismo sono dottrine distinte e il primo non è una forma più “dura” del secondo, ne rappresenta l'antitesi. Chi non ha colto a suo tempo la "lieve sfumatura” ha portato il Paese alla rovina...

Il motivo della dolosa confusione dei termini fu chiaramente spiegato dall'ultimo ambasciatore italiano in Germania dell'est (DDR) ad un convegno: per i Paesi “socialisti” era di imbarazzo definire il regime vinto “nazional-socialista”, venne così genericamente utilizzato il termine “fascista” per superare l'impasse.

Con questo non voglio difendere a spada tratta il ventennio, tuttavia confondere certi termini è come mettere sullo stesso piano la cultura barbara (basata sulla forza e la prevaricazione) con quella romana (modello di diritto e integrazione). In più, chi potrebbe mai perdonare chi si è goduto il giorno da leone lasciando agli italiani i 100 anni da pecora?!

Mi aspetto tuttavia assai poca sintonia di vedute. In nessuno nel regime dimissionario ancora al potere. Questo perché ho esperienza (diretta) di un conflitto in cui per 7 anni sono stati - e sono ancor oggi (!) - definiti “ribelli democratici” dei barbari assassini e “regime sanguinario” un governo, corrotto e maldestro, ma in cui l'integrazione sociale, culturale e religiosa poteva rappresentare un modello. Una menzogna, questa sì, nazionale!

Il pensiero ora va a domani. A cosa farà il nostro vero presidente, quello “della Repubblica”.

Ignorerà le divisioni o cercherà di uscire dalla solita scontata ritualità?

Come scritto ieri servirebbe una data capace di aggregare...

Forse un piccolo gesto potrebbe riuscirvi. Se il presidente, prima di andare all'Altare della Patria e quindi alle Fosse Ardeatine, senza clamore e retorica, si recasse a Via Rasella a deporre un fiore: non in memoria degli altoatesini uccisi nell'attentato del '44, per carità, in ricordo di Piero Zuccheretti, il bambino innocente dilaniato dall'esplosione.

Credo che, in un Paese vittima delle ancor quotidiane divisioni della politica, potrebbe ricompattare tutti di fronte al dramma di un lutto dimenticato.

(foto: Quirinale)