Varato in parte il progetto UE per fermare le migrazioni dalla Libia

(di Giuseppe Paccione)
05/02/17

Come ebbi modo di scrivere in un mio precedente contributo, pubblicato su questa testata il mese scorso, dove evidenziavo l’impegno della Commissione dell’UE e dall’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a far approvare dal Consiglio Europeo - che si è tenuto il 3 febbraio2017 - il piano d’azione denominato Migrazione nella rotta del Mediterraneo centrale, per circoscrivere le partenze di migliaia di individui di varie nazionalità del continente africano verso l’Italia e Malta (v.articolo). Tale piano, accolto positivamente, è stato approvato, durante il vertice dei capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa, svoltosi nella capitale di Malta (La Valletta), attraverso la Dichiarazione di Malta sugli aspetti esterni della migrazione, mediante la risposta alla rotta del Mediterraneo centrale.

Cosa è stato deciso al vertice de La Valletta? È stato concordata l’adozione di misure operative e immediate che dovrebbero favorire la riduzione del numero dei migranti e nello stesso tempo salvare vite umane. Inoltre, è stato anche deciso di fornire la formazione, l’equipaggiamento e il supporto per la guardia costiera nazionale libica e altre agenzie pertinenti con l’obiettivo di fermare i passatori o trafficanti di esseri umani, come pure quello di rafforzare le operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti. Verrà erogata assistenza sul piano prettamente economico a favore delle comunità locali in Libia al fine di rendere migliore la loro situazione e supportarle nell’offrire ricovero ai migranti bloccati. Ci sarà la collaborazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni per intensificare i rimpatri volontari dal territorio libico verso i paesi d’origine. Queste azioni che hanno la loro priorità verranno rese concrete attraverso ulteriori fondi dell’UE. L’intera operazione dovrà avvenire nella sfera del rispetto dei diritti dell’uomo, del diritto internazionale e dei valori europei, in concerto con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite dei Rifugiati e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

L’ UE ha anche deciso di sostenere le attività bilaterali degli Stati membri impegnati direttamente con la Libia, accogliendo e favorendo lo sviluppo del memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere firmato dal governo italiano e dal governo d’intesa nazionale libico, quest’ultimo riconosciuto dalla comunità internazionale, come un ulteriore segnale fondamentale e incoraggiante. Ci si riferisce in sostanza all’accordo firmato il 2 febbraio 2016 che ha come scopo quello di contrastare il traffico di persone e bloccare l’immigrazione illegale.

Va puntualizzato un aspetto molto delicato: il progetto dell’UE, ora approvato dal Consiglio europeo, prevedeva la richiesta da inoltrare alle autorità del governo d’accordo nazionale libico affinché approvasse l’ingresso delle navi battenti bandiera europea, vale a dire l’EUNAVFORMED, nel mare territoriale della Libia con il solo scopo di contrastare il c.d. traffico di persone ovvero di sigillare i porti libici. Su questo punto, le autorità governative libiche hanno scartato l'ipotesi per evitare che venga intaccata la loro sovranità e che l’operazione SOPHIA possa essere operativa nel mare territoriale libico. Anzi, il governo libico mira alla istituzione di un comando unico congiunto per modernizzare la propria flotta.