Nuova audizione in Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito

(di Nicolò Giordana)
28/06/17

Oggi, 28 giugno 2017, ricordando Antonio Attianese con un minuto di raccoglimento, il presidente Scanu Gian Piero ha aperto una nuova sessione della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito con l’audizione della testimonianza di Giuseppe Carofiglio, maresciallo in quiescenza della Guardia di Finanza, in qualità di persona informata dei fatti. Esso è stato convocato in seguito alle sue dichiarazioni rese a più riprese sulla stampa nazionale nelle quali affermava che l’Italia aveva munizioni all’uranio impoverito già a far luogo dal 1994.

Invitato a citare le fonti, gli atti e le notizie in suo possesso, Carofiglio ha affermato che nel marzo 1993 ha effettuato un corso da armaiolo per poi giungere nella X Legione della GdF di Napoli.

"Giunto nella nuova destinazione ho iniziato a rendermi conto della situazione di armi e munizioni del nucleo di cui ero divenuto responsabile ed il precedente armaiolo, quello che ho sostituito, mi ha detto che c’erano munizioni 'strane' di cui non era arrivato nemmeno il carico contabile e che, prima di essere stoccate al deposito della Montagna Spaccata, erano state conservate in armeria. La Montagna Spaccata è un deposito della Marina Militare di munizioni di proprietà di ogni Forza Armata che intende depositarle, qui vengono conservate munizioni per armi ordinarie ma anche munizioni da guerra come bombe. Iniziai ad interessarmi anche di queste munizioni 'strane' e andai personalmente a verificare: nelle armerie potevamo entrare solo noi armaioli o il Comandante della Legione. Vidi venti casse di munizionamenti con vicino il simbolo del radioattivo, dico venti casse in quanto erano 576 munizioni all’uranio in tutto, quindi contenute in una ventina di casse. Sui contentori metallici c’era anche scritto U 238 e feci delle foto in quanto mi impaurii. Per capire meglio la situazione, avendo un mio contatore geiger seppur molto semplice, mi recai a misurare la quantità di radioattività ed i led rimanevano accesi tutti ed al massimo. Mi preoccupai ancora di più e contattai i colleghi del Comando Generale – Ufficio del Geneale addetto dal quale dipendevano tutte le armerie della Guardia di Finanza in Italia. Mi inviarono così un manuale della NATO dove venivano descritte le metodologie di conservazione e di azione nel caso di emergenza (per esempio di incendio) in presenza di materiale radioattivo ed io, leggendo i fortissimi rischi, accrebbi i miei timori." Esibito alla Commissione, detto manuale è stato acquisito agli atti.

"Dal Comando si mossero ed entrarono in agitazione, mandarono infatti del personale dell’Autorità dell’ambiente (AMPA) inviati da Roma senza che noi venissimo informati per fare delle indagini nel deposito della Marina Militare, la guardia respinse detto personale in quanto non aveva avuto comunicazione del fatto che sarebbero venuti. Il Comando Generale ci inviò così una lettera in cui affermava che avrebbero fatto una nuova ispezione detti esperti. Così tornarono ed andammo tutti insieme a guardare, eravamo tutti senza precauzioni idonee, vestiti normalment, ed una volta giunti in loco gli addetti si allontanavano affermando che occorreva essere protetti per potersi avvicinare in sicurezza a quelle casse. Nel verbale che fecero contarono due decine di casse con etichetta recante il contenuto dell’uranio isotopo 238". La documentazione fatta dall’Organo di vigilanza viene quindi acquistia dalla Commissione.

Dopo quella ispezione, alla quale non ne seguirono ne noi siamo più venuti in contatto con l’Organo di vigilanza ambientale, ordinarono di fare un’esercitazione straordinaria. Intanto le munizioni continuavano a rimanere nell’arsenale della Montagna Spaccata. Io proposi al colonnello comandante di portarle presso un deposito sicuro ma non venne ritenuta una soluzione valida in quanto si era già optato per l’esercitazione che le avrebbe dovute impiegare.

Il presidente della Commissione interviene quindi chiedendo "Lei, come da Fatto Quotidiano, afferma che le munizioni erano di fabbricazione italiana, come fa a diro?"

"Sulle munizioni c’è scritto Breda Meccanica Bresciana, Perchiera del Garda. Ho fatto cinque fotografie e le posso produrre". Le immagini vengono quindi acquisite. "Successivamente ho poi rinvenuto una lettera del 27 gennaio 1994 colla quale la Breda rispondeva ad una missiva del 24 gennaio 1994 dove confermava la produzione di munizionamento all’uranio impoverito ed allo zirconio e forniva un 'manuale d’uso' per l’immagazzinamento redatto nel 1989". Tutto questo è stato immediatamente acquisito agli atti.

"Come ho detto nel luglio 1994 veniva disposta dal Comando Generale un’esercitazione e nel dispaccio pervenutoci, che ho portato in copia, si ordinava l’impiego di 576 colpi ATI (uranio) e 96 colpi TP (da esercitazione) 'da usare per pulire l’arma da eventuali residui'. Tutta l’esercitazione doveva poi essere condotta in mare e con guanti di lavoro. La volontà era infatti quella di liberarsi in mare, presumo nello specchio d’acqua tra Ponzio e Ventotene, che era il poligono di tiro, delle munizioni all’uranio impoverito. A mio avviso è possibile che anche negli altri due poligoni militari di Teulada e Quirra siano stati esplosi simili munizionamenti. Non lo escludo ma non lo posso nemmeno confermare". Anche il dispaccio del Comando Generale è stato integralmente aquisito compresi i verbali delle unità navali che confermano di aver impiegato queste munizioni in esercitazione.

A questo punto dalla Commissione Mauro Pili ha richiesto che il maresciallo focalizzasse meglio la destinazione delle munizioni specificando se esse fossero anche state utilizzate dalla Marina Militare. A questo Carofiglio ha affermato che quel munizionamento arrivava dall’armamento dei pattugliatori che prima di Napoli erano ormeggiati a La Spezia e che essendo munizioni da guerra era particolarmente strano che fosse su un’imbarcazione della Guardia di Finanza, alla quale non sarebbero servite in quanto non ha compiti d’Istituto che possono giustificare il possesso di tali munizionamenti. Paolo Cova ha quindi chiesto se l’esercitazione fosse stata fatta dalla Marina Militare o dalla Finanza ed a ciò è stato confermato che tutto è stato condotto dalle unità navali della Guardia di Finanza. Giulia Grillo ha quindi domandato se Carofiglio ha successivamente saputo di ulteriori rinvenimenti di munizioni all’uranio impoverito ma a questo il testimone ha solo immaginato la potenzialità.

Gianluca Rizzo ha poi chiesto se i vertici militari sapessero della presenza di quelle munizioni e Carofiglio ha risposto di affermativamente. "C’erano anche circa 1500 munizioni HI allo zirconio, mai utilizzate, che presumo siano ancora nella disposnibilità dello stesso deposito della Montagna Spaccata". Alla domanda del perché ne parla solo ora di Maria Chiara Carrozza ha risposto "Ne parlo solo ora ad una Commissione parlamentare in quanto solo ora mi sono accorto che c’è un Organo che effettivamente vuole che emerga la realtà, non è una cosa semplice parlare di tutto questo". Donatella Duranti ha poi chiesto se il manuale NATO potesse già nel 1994 essere in possesso dell’Esercito Italiano e Carofiglio ha rispoto "è inimmaginabile che non fosse nelle disposizioni dell’Esercito, pensate che per gli armamenti noi ci serviamo di un generale dell’Esercito in quanto quelli dell’Esercito si intendono certamente meglio di noi di armi". L’esame lo ha concluso Lacquaniti Luigi che ha chiesto se il teste fosse stato oggetto di minaccia ma il maresciallo ha risposto negativamente ed alla successiva domanda di dove cercare eventuali residui egli ha risposto "secondo me ai cantieri navali di Spezia, da Finmeccanica".

La seduta viene quindi rinviata al 5 luglio alle ore 14.30 per una successiva audizione ad implemento della testimonianza odierna.

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