"Blue Whale Challenge", un gioco mortale sui social network. La polizia postale lancia l’allarme

(di Salvo Consoli)
24/05/17

La polizia postale interviene con una pagina su Facebook “una vita da social” per arginare i pericoli provenienti da un gioco pericolosissimo , Blue Whale Challenge che sino ora ha prodotto oltre 150 decessi tra i giovani in Russia.

La sfida della balena blu è un particolare gioco se cosi possiamo definirlo, che gira sui social network che comporta l’esecuzione di missioni giornaliere per un periodo di 50 giorni che coinvolgono il carattere dei giovani sottoponendolo a delle prove che sono mirate a sfiduciare il soggetto in un percorso che lo porterà a considerare la propria vita cosi inutile, da condurlo a tentare di farla finita. In questo gioco provocazione i giovani sono seguiti da un tutor che li guida per stabilire le prove da portare a termine in un crescendo di sfiducia e di perdita dell’autostima per imitare, dal nome del gioco, le balene giunte in spiaggia destinate quindi a morire. Questi tutor forniscono indicazioni cosi crude e pericolose che un soggetto attento dovrebbe subito confrontarsi con amici e genitori per l’assurdità delle richieste proposte, come autopunizioni, tagli, fratture, ustioni ecc. vedere film di orrore e morte, eseguire prove che mettono a rischio la vita fino a perderla, con l’avvertenza di non parlare a nessuno delle missioni da eseguire.

Questa idea è nata da uno studente di psicologia che ha creato una sfida lanciata a tutti gli abitanti dei social in Russia per arrivare anche in Europa. Ma oggi Philipp Budeikin, l’inventore di Balena Blu è stato arrestato ed è in carcere a San Pietrtoburgo , da dove fa sapere che la spinta motivazionale a questo gioco va ricercata in una purificazione sociale: questo gioco elimina gli essere umani deboli considerati come scarti biologici della società, cioè coloro che avrebbero prodotto danni a loro stessi o agli altri. Il trucco sta nell’attirare i giovani invitandoli a fare azioni molto semplici che danno soddisfazione alle persone che le compiono come dare una mano di aiuto a uno sconosciuto, fare amicizia ecc. fino ad arrivare all’odio per la propria vita con ascolto di musica triste, auto lesionarsi fino a odiarsi e infine tentare un salto nel vuoto.

Prova ne sono le numerose morti all’estero di giovani specie in Russia, mentre in Italia il bilancio è limitato a situazioni di pericolo con tre ragazzi che a Pescara sono stati salvati in extremis, mentre un 15enne si è gettato nel vuoto a Livorno. Chissà però quanti adesso sono nelle grinfie di questa trappola mortale che sembra avere una natura diabolica per le finalità orrende che si propone.

La guardia deve essere molto alta. Allo stato attuale, in Italia non si conoscono casi di morte accertati che siano riconducibili al fenomeno “Blue Whale”, mentre pare che siano almeno duemila i ragazzi coinvolti nel fenomeno nel nostro Paese e questo deve porre delle serie basi sulla sicurezza nell’uso dei social network da parte degli utenti più esposti e più deboli caratterialmente considerando anche che l’autolesionismo statisticamente si verifica maggiormente tra gli adolescenti più grandi, rispetto ai giovanissimi. Importante considerazione va fatta su come i giovani spendono li loro tempo durante la giornata, visto che la maggior parte di essa è dedicata alle chat e all’suo di dispositivi elettronici per lunghe ore di fila , spesso con perdita del contesto reale di riferimento. Quello che non deve venir meno sono i rapporti di relazione e di ascolto che non possono mai essere sostituiti dall’uso di internet e dei cellulari da cui si rischia di aver un rapporto di dipendenza.

Chiedere aiuto non è mai un atto di debolezza ma un momento di difficoltà che necessita di essere supportato da una persona amica, da un familiare con cui confrontarsi. La solitudine deve essere sempre evitata mentre vivere coltivando sane amicizie è la prevenzione migliore che possa esistere, specie se ci si sostiene uno con l’altro.

La polizia di Stato dopo numerose segnalazioni si è messa al lavoro per individuare eventuali responsabili sul territorio italiano e per lanciare l’allarme sul fenomeno attraverso indicazioni importanti da seguire come la ricercare del dialogo familiare e la capacità di riferire ogni elemento di novità o di dubbio ogni qualvolta si notino strane richieste sui social.

Se ci sono richieste fatte via chat da tutor o altri personaggi nessuno ci obbliga a eseguirle e non ci sono situazioni di cui vergognarsi perché chi sta dall’altra parte non ha nessun rapporto di fiducia con l’utente. Proprio in tal caso va fatta una segnalazione alla polizia postale o alle altre forze dell’’ordine tempestivamente.

Chi ha conoscenza di persone che stanno dentro questo gioco deve avvisare la polizia: si possono salvare vite! Se si conosce qualche tutor del gioco che ordina di fare azioni nocive, non bisogna avere nessun dubbio, la denuncia deve essere immediata. Lo stesso vale se qualche persona ti ha aggiunto su qualche gruppo di gioco della Blu whale o di altra natura che porti ad aver dei dubbi di qualsiasi genere, va tutto segnalato immediatamente.

I familiari devono monitorare i propri figli nell’uso di cellulari e internet. Sui social e se si notano compartenti sospetti dei propri figli o delle lesioni sul corpo, o risvegli notturni inusuali si deve chiamare la polizia senza esitazioni. In casi cosi pericolosi la prudenza non è mai troppa: la posta in gioco è la vita umana!