Visita al 61° Stormo, polo internazionale dell'addestramento

(di Giusy Federici)
27/12/17

Ogni giorno, al 61esimo Stormo dell’Aeronautica Militare di Galatina, è addestrativo e operativo. A maggior ragione, l’aver potuto constatare di persona quello che per noi profani è speciale e per loro è invece routine, grazie al media tour che la Forza Armata ha organizzato il 13 dicembre, è stato un valore aggiunto a una realtà che è di per sé un’eccellenza italiana e internazionale. Una giornata speciale fin dal mattino, quando per portare la stampa specializzata si è mosso un C130 dalla base della 46ma Brigata di Pisa, senza parlare dell’ospitalità squisita come della disponibilità di tutto il personale, a cominciare dal comandante del 61° Stormo, col. Luigi Casali. L’Aeronautica militare ha voluto far conoscere meglio la scuola che addestra i piloti militari nelle tecniche di volo operativo e avanzato e, soprattutto, il nuovo gioiello che è il T346, il futuro rispetto al 339CD che ha formato generazioni di piloti.

La base del 61esimo Stormo di Galatina, con circa 1.200 uomini, svolge un’attività che, da sola, rappresenta quasi il 10% dell’intera attività di volo dell’Aereonautica Militare, oltre che un’eccellenza riconosciuta internazionalmente. Qui si diventa piloti militari di caccia e l’iter dura circa due anni. La novità, che è importante e va sottolineata, è che al corso L.i.p (Lead-in to Fighter Training Instructor Pilot), la fase 4 per i piloti militari, partecipa anche personale proveniente da altri Paesi oltre l’Italia: Stati Uniti, Spagna, Francia e Austria. Le ultime due nazioni sono già presenti a Galatina da qualche anno, in base all’accordo di technical agreement stipulato tra i due Paesi. Per questi piloti si tratta di un cambio di velivolo. Per States e Spagna è invece una novità e sono qui perché l’offerta addestrativa del 61esimo Stormo per ora è da leader mondiale.

Altri Paesi hanno mandato qui piloti e allievi: Olanda, Polonia, Singapore, Argentina, Grecia e Kuwait. Tutti sono stati selezionati per poter imparare a volare su aerei ad elevatissime prestazioni. Chi porterà a termine il L.i.p, tra l’altro, non solo verrà insignito delle aquile turrite, ma potrà insegnare ad altri piloti militari a volare sul T-346. In un futuro molto prossimo, nell’ambito di quella sinergia ormai in atto da anni e sempre più stretta tra Paesi non solo europei, capiterà che piloti stranieri insegneranno l’arte del top gun ad allievi italiani, magari nella stessa base di Galatina. E questa è un’altra novità assoluta tra le aeronautiche di Paesi alleati e amici.

Parlando del T346, fino ad ora, dal 61esimo Stormo sono usciti, per gli istruttori, 15 abilitati di cui 11 in servizio alla stessa base e 13 in training. Per i trainers, oggi ci sono 32 abilitati (tra i quali 16 istruttori polacchi che hanno seguito solo il corso istruttore e non quello da allievi) e 11 in training.

Sono tecniche di volo operativo avanzato quelle che si imparano a Galatina e il T-346 è il velivolo adoperato per la fase 4.

Per i non addetti ai lavori, sono 4 le fasi in cui si articola l'addestramento di un pilota militare. C'eravamo già occupati dell'argomento, un paio d’anni fa qui su Difesa Online (v.articolo), da parte del collega Andrea Troncone e questa nostra visita risulta essere un'efficace aggiornamento dell’ultima fase dell'iter addestrativo. La fase 4 è addestramento di tipo operativo, ormai effettuata in gran parte sul T346 ed è propedeutica alla linea aerotattica, quella dei caccia, cioé degli Eurofighter, dei Tornado, degli F35.

Il nuovo velivolo parla italiano, poiché è realizzato dalla divisione Velivoli di Leonardo. Dodici sono i T346 a Galatina, entro settembre del prossimo anno si dovrebbe arrivare a 18. Gli istruttori anche internazionali che arrivano qui sono già qualificati e, parallelamente al nuovo velivolo, si continua ad usare il 339: ad oggi, ci sono 30 istruttori sul 339 e 10 sul 346. Al momento, tra studenti e piloti in addestramento per diventare istruttori, parliamo delle fasi complessive 2, 3 e 4, ci sono 96 persone di cui 50 internazionali. “Questa è una base che riesce a dare diecimila ore di volo annue, siamo intorno all’80% della capacità massima”, ha puntualizzato il comandante Casali.

Il corso in atto, che dovrebbe terminare a metà del 2018, prevede circa 180 “lezioni” in volo e a terra. Di queste, 90 avvengono sui simulatori con vari livelli di difficoltà, i simulatori dell’Its (Integrated Training System), il sistema integrato di addestramento legato al T346. Le altre 90 sono di volo reale. Il sistema Its è sofisticato e complesso, quello che consente all’avionica di simulare varie situazioni e non a caso, per addestrarsi al meglio, qui in base è stata appositamente allestita la palazzina Gbts (Ground Based Training System). Il simulatore del T346 ha i comandi Hotas (Hands on Throttle and Stick), vari interruttori montati su cloche e 5 configurazioni diverse dei comandi secondo le modalità che vengono impostate e su cui si deve studiare. Si va, quindi, da un livello facile come usare banalmente un computer per arrivare a volare sui cieli e fare manovre che, pur se simulate, danno un’idea molto reale del movimento e della terra che gira. Mentre si guarda il pilota che si addestra, che si muove leggendo le coordinate sul monitor, se non ci si appoggia, si rischia di cadere durante una virata a quasi 360gradi. Si sta fermi, però ci si muove: è l’opportunità che offre il Ground based training Demonstrator Device, GDD, sistema messo a punto da Finmeccanica – Alenia Aermacchi nel 2015 e che consente, appunto, di stare in una cabina di pilotaggio senza muoversi ma acquisendo la stessa esperienza. Il tutto completato dall’ETTS (Embedded tactical Training system), che è in grado di linkare e di mostrare, sugli schermi multi funzione dell’aereo reale (Multi Function Display, MFD), quel che c’è intorno, dagli obiettivi localizzati alle minace, dagli aerei ostili o amici a tutto quel che serve per creare e osservare qualunque tipo di scenario, ovviamente operativo.

Se devo fare una simulazione di due aerei che non si vedono, mando un solo aereo in volo e uno sul simulatore”, ha spiegato il comandante. I dati arrivano in tempo reale, all’istante ci si rende conto di cosa accade. È anche possibile vedere in un secondo tempo le registrazioni audio e video di quel che è accaduto in volo, ricrearle simultaneamente in tempo reale e virtuale e analizzare il tutto. “Grazie all’avionica del T346, il velivolo si porta anche all’interno del reparti operativi, che lo richiedono”, ha aggiunto Casali. Almeno un paio di volte all’anno, i piloti vanno a Grosseto, a volare con T346 ed Eurofighter, dove quest’ultimo viene visto nel mondo virtuale del primo. Perché un conto è lo scenario in simulazione, un conto in volo, quindi il tutto deve essere il più verosimile possibile.

Continuiamo a parlare genericamente di fase 4, ma questo sistema di addestramento avanzato è propedeutico per velivoli di quinta generazione.

Altra cosa da sottolineare, è che “non sono aumentate le spese, ma è rimasto elevatissimo lo standard ”, ha sottolineato con orgoglio Casali e questo è anche un altro valore aggiunto della nostra Aeronautica militare e del 61esimo Stormo, in un sistema addestrativo avanzato che, per ora, è unico al mondo.

Parliamo di gente che poi va in missione, che è operativa, per cui va capito il perché non diano nomi di battesimo ma solo la nazionalità. Il pilota austriaco che abbiamo incontrato in base ha 38 anni. “Ero già istruttore, ho risposto a un bando dell’Aeronautica austriaca che chiedeva dei requisiti e sono arrivato a Galatina nel 2011”. È qui da 6 anni. Prima volava con il 339, ora con il 346. “È una differenza notevolissima, un altro mondo”.

Il pilota spagnolo di 36 anni è invece anch'esso un istruttore. È qui da poco, grazie a un interscambio.

Wyatt viene dagli Stati Uniti, non ha problemi a dire il nome e da dove viene. Con lui abbiamo parlato anche di Memphis e del museo dedicato a Elvis Presley, di blues e del Mississipi, del suo famoso omonimo Wyatt Earp. “Sto facendo il corso da pilota. Qui il livello è eccezionale e spero di portare qualcosa nel mio Paese. Solo il pensiero mi emoziona. E anche la gente è splendida, mi sono sentito a casa appena arrivato”.

Per tutti loro, come per gli altri, è importante non solo imparare ma anche confrontarsi con altre mentalità che, pur se europee, sono differenti. Si cresce perché si impara a guardare le cose da prospettive diverse.

Anche per il comandante Luigi Casali confrontarsi con esperienze e mentalità differenti è un accrescimento, così come il territorio che ospita la base del 61esimo Stormo ha la sua importanza. “Siamo orgogliosi di accogliere piloti di realtà diverse dalla nostra, questo ci permette di mettere a frutto le esperienze comuni, sia di poter avere scambi continui e quindi di poter crescere. Inoltre, è anche un aggiornamento continuo sul mezzo usato, l’aereo. Devo dire che è importante anche il luogo dove si trova la base: qui non siamo tollerati, qui siamo accolti e la differenza tra le due condizioni è considerevole. Siamo considerati un valore aggiunto. La gente di questo territorio si rende conto dell’importanza di questa base, oltre che essere ospitale per sua natura. È anche grazie a questo tipo di accoglienza che stiamo crescendo così tanto”.

(foto: Aeronautica Militare)