Armi e “lavoratori della conoscenza” per la costa est degli Stati Uniti

(di Leonardo Chiti)
22/01/16

Nel primo confronto televisivo con Hillary Clinton nell’ambito della campagna per le primarie del Partito Democratico in vista delle elezioni presidenziali di novembre 2016, il senatore del Vermont Bernie Sanders (74 anni, foto sotto) ha dichiarato la propria contrarietà al varo di una legge che introduca delle restrizioni al commercio di armi da fuoco. Secondo Sanders le istanze che stanno alla base della volontà di limitare il diritto sacrosanto di ogni cittadino americano di possedere un’arma, sono espressione degli strati sociali delle grandi città e in particolare dell’élite economica e intellettuale, e di coloro che abitano nei tranquilli e ordinati sobborghi delle aree metropolitane, per questo non può fare breccia in quella parte di popolazione che risiede nei centri minori, nel Sud o nelle aree rurali, ovvero in quell’America profonda (come esempio Sanders ha citato il Wyoming), tipica del “corpaccione continentale” statunitense.

Anche se le possibilità di ottenere la nomination democratica per le presidenziali sono state ritenute fin da subito pressoché nulle (a meno di sorprese clamorose come fu per George McGovern, poi sconfitto da Nixon, nel 1972), a rendere interessanti certe dichiarazioni sono la biografia e il profilo politico del personaggio, dato che la storia personale di Sanders non mostra certo particolari affinità con la National Rifle Association, la famosa lobby dei produttori di armi USA.

Rappresentante del Vermont al Congresso nel 1988, poi senatore nel 2006, negli anni ’60 ha militato nella “Lega dei giovani socialisti”, nel movimento per i diritti civili e si è schierato contro la guerra del Vietnam, è fautore di un programma all’insegna della giustizia sociale: aumento del salario minimo, copertura sanitaria per tutti, riforma del sistema di finanziamento della politica in modo da limitare l’influenza nel Congresso dei grandi interessi privati, tassazione delle attività speculative di Wall Street e l’ormai immancabile lotta ai cambiamenti climatici.

La presa di posizione di Sanders a favore della libera vendita e detenzione di armi, la dice lunga su quanto certi usi e costumi siano diffusi in profondità nella stratificazione sociale USA, anche nella regione che può vantare la presenza di New York, epicentro di quell’America “liberal” tanto orgogliosa del proprio orientamento illuminato e progressista.

Il Vermont si trova nel Nord-Est e insieme a Maine, New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island e Connecticut forma il New England. La zona a maggior tasso di urbanizzazione della costa est è rappresentata dalla megalopoli che si estende per oltre 600 km dal New Hampshire alla Virginia e che ingloba città come Boston, Filadelfia, Baltimora, Washington e appunto New York.

Come tutti sanno, nonostante Wall Street sia stata nell’occhio del ciclone per la crisi dei mutui subprime, la Grande Mela resta la capitale finanziaria e bancaria mondiale, infatti qui si trova la sede di colossi quali JP Morgan Chase e Citygroup ma anche dei principali gruppi assicurativi americani (e mondiali), come Metlife e American International Group. A New York hanno la loro sede importanti gruppi dell’industria dei media, sia riguardo all’editoria giornalistica (per quanto sempre meno cartacea) come il New York Times, sia radiotelevisiva con canali quali CBS e NBC.

Il Greenwich Village rappresenta un importante “quartiere culturale”, punto di riferimento di intellettuali di diverso genere e varia estrazione, dalla beat generation negli anni ’50 a Woody Allen. E per finire New York è soprattutto la capitale degli avvocati (categoria di cui proprio Hillary Clinton è esponente di spicco), tanto da far ritenere a Silvia Sciorilli Borrelli su “Il Sole 24 ore” dell’08 aprile 2012, una fortuna il fatto che: sull’isola di Manhattan gli edifici si sviluppano in altezza, altrimenti sarebbe difficoltoso contenere il quartiere generale di ciascuno di questi colossi nel raggio di pochi chilometri quadrati (“Avvocati a New York, finita l’età dell’oro”).

A parte qualche rimescolamento di anno in anno, i primi 100 posti relativi agli studi legali d’affari negli USA sono occupati dai soliti noti: Watchell, Crovath, Sullivan & Cromwell, Skadden (per dare un’idea ha patrocinato Bill Clinton nel caso Paula Jones, la giornalista che accusava l’allora presidente di molestie sessuali risalenti al tempo in cui era governatore dell’Arkansas), Davis Polk, Simpson Thatcher, Debervoise & Plimpton, per citare alcuni tra i primi dieci con sede a New York.

In questo ambiente di giornalisti, presentatori televisivi, attori, intellettuali d’ogni sorta, avvocati, assicuratori e brokers d’assalto – tutte figure sociali che secondo l’espressione coniata da Peter Drucker potremmo definire “lavoratori della conoscenza” – si trova uno dei centri di elaborazione (come si vedrà un’altra area fertile per questo tipo di impostazione è la West Coast californiana), delle teorizzazioni in merito alla società post-industriale e allo stile di vita post-moderno.

Se però ci si allontana da Wall Street e dai negozi di lusso della Fifth Avenue e ci si guarda un po’ intorno, emergono anche altri aspetti caratterizzanti la realtà sociale della costa atlantica a stelle e strisce, un’area dove è presente una significativa rappresentanza del settore industriale che ricopre ancora un ruolo da protagonista tra i fattori che formano la forza concreta di quella che al momento resta la prima potenza mondiale, nonostante le difficoltà e le incertezze strategiche emerse in politica estera.

Alla nuova gara, indetta nel 2013, per l’elicottero presidenziale si è presentata la sola Sikorsky - la cui acquisizione da parte di Lockheed-Martin è stata annunciata nell’estate 2015 - e in seno al Congresso il principale sponsor dello storico fornitore della Casa Bianca è stato il senatore democratico Chuck Schumer (foto sotto) dello stato di New York. In una delle audizioni dedicate a questo contratto il senatore dell’Arizona John McCain (come si ricorderà candidato repubblicano alle presidenziali del 2008) ha sollevato maliziosamente un interrogativo che suona così: l’improvviso entusiasmo di Schumer per l’assegnazione del contratto a Sikorsky non sarà dovuto al fatto che la gran parte della produzione per questa commessa verrà realizzata nel suo distretto elettorale?

L’allusione è agli impianti della AAG (Associated Aircraft Group Inc.), filiale della Sikorsky che si occupa di integrazione di apparati per elicotteri ed effettua servizi quali manutenzione, collaudo e sperimentazione dei sistemi di volo, con sede a Wappingers Falls, New York.

Il quartier generale della Sikorsky si trova a Stratford nel Connecticut così come la sede principale della sua ex capogruppo United Technologies (45° posto tra le aziende americane nella classifica Fortune 500 del 2015), situata a Hartford.

Nello stesso stato si trovano gli stabilimenti di quel distretto delle armi leggere del Nord-Est i cui protagonisti non dovrebbero avere bisogno di particolari presentazioni dato che, per riprendere le parole riportate nei rispettivi siti aziendali, si tratta dei marchi delle “armi che hanno conquistato il West”.

I principali centri di questa gunbelt di antica tradizione sono collegati dalla più importante arteria autostradale della regione che costituisce una specie di direttrice del distretto delle armi leggere USA. Da nord a sud la Interstate 91 corre da Derby Line, nel Vermont, lungo la parte occidentale del New England per terminare nei pressi di New Haven (Connecticut), una delle maggiori città lungo il percorso insieme a Springfield (Massachusetts) e Hartford.

A New Haven si trova la sede principale della Winchester Repeating Arms, mentre la Colt’s Manufacturing Company è ad Hartford. Fondati nella metà del XIX secolo rispettivamente da Oliver Winchester e Samuel Colt, per i due storici e prestigiosi marchi non sono mancati momenti difficili, dato che il mito non è sufficiente di per sé a scongiurare le crisi aziendali. Winchester è ancora in attività dopo che nel 2006 sembrava essere sull’orlo della chiusura, e la Colt a metà dello scorso giugno ha chiesto di accedere alla procedura di amministrazione straordinaria prevista dal Chapter 11 (una sorta di bancarotta assistita) con l’intenzione di ristrutturarsi in prospettiva di un rilancio.

Non lontano, a Springfield, si trovano gli impianti della Smith & Wesson, fondata nel 1852 (con l’iniziale denominazione “Volcanic Repeating Arms Company”, per via del soprannome dato alla pistola che produceva), da Horace Smith e Daniel B. Wesson. Allo stato attuale gli esperti del settore accreditano la Smith & Wesson come il maggiore produttore mondiale di armi leggere, branca industriale in cui gli Stati Uniti si confermano allo stesso tempo il principale importatore ed esportatore (tallonato dai produttori italiani).

Spostandosi un po’ più a sud, nello stato del Maryland, è possibile imbattersi nel contributo italiano al distretto statunitense delle armi leggere rappresentato da un importante esempio dell’eccellenza tricolore nella meccanica fine.

Nella cittadina di Accokeek si trova lo stabilimento della Beretta creato per soddisfare le commesse americane, in particolare a seguito dell’aggiudicazione, nel 1985, da parte dell’azienda di Gardone Val Trompia, della gara per la fornitura alle forze armate americane di una nuova arma da fianco in sostituzione della Colt 1911 A1. Nel complesso si trattava di una fornitura di poco meno di 500.000 pistole a Esercito, Marina, Aeronautica, Marines e Guardia Costiera.

Naturalmente la decisone di aprire questo insediamento produttivo, che diverrà funzionante a pieno regime dal 1988, va letta anche nel senso di mettere la sordina alle forti opposizioni sollevate dalla lobby dei fabbricanti d’armi statunitensi all’annuncio del Dipartimento della Difesa della scelta operata in favore della Beretta serie 92 ribattezzata poi M9.

Tornando ai grandi sistemi d’arma, sempre nel Maryland, a Bethesda, si trova il quartier generale di Lockheed-Martin che occupa il 64° posto della graduatoria Fortune 500 del 2015 relativa alle imprese USA. Il gruppo è molto conosciuto ma tanto per ricordarne alcune produzioni si possono citare: il velivolo da trasporto tattico C-130 Hercules di cui sono state sviluppate diverse varianti, da combattimento e appoggio tattico per le truppe di terra designata AC-130 (cannoniera volante), da rifornimento in volo (KC-130); il quadrimotore da trasporto strategico C-5 Galaxy; il caccia per superiorità aerea F-22 Raptor e in ultimo, sicuramente il più chiacchierato, il caccia da attacco combinato Joint Strike Fighter/F-35.

La sede della Raytheon, colosso della missilistica e dell’elettronica militare, è a Waltham in Massachusetts. L’offerta produttiva di questa azienda copre tutte le dimensioni di impiego in teatro operativo (terra, mare e cielo), dai grandi sistemi d’arma alle small arms (visori termici, sistemi di puntamento avanzato per il tiro defilato, ecc.).

Tra i principali prodotti della gamma si possono citare: il Joint Strike Missile per F-35 realizzato in collaborazione con la norvegese Kongsberg, i missili aria-aria serie AIM-9X Sidewinder, AIM-7 Sparrow con relative evoluzioni terrestre e navale (Evolved Seasparrow Missile), AIM-120 Advanced Medium-Range Air-to-Air Missile (AMRAAM). Questi ultimi (combat-proven) sono stati integrati su un’ampia gamma di sistemi d’arma: F-15, F-16, F/A-18, Typhoon, Gripen, Tornado e Joint Strike Fighter.

Della famiglia Raytheon fa parte anche il missile da crociera Tomahawk (in precedenza di costruzione General Dynamics), e riguardo alla difesa antimissile si possono citare i sistemi SM-3, SM-6 e Patriot, mentre nel munizionamento guidato figurano le bombe a guida laser Paveway e le Small Diameter Bomb. Nell’armamento navale il gruppo di Waltham vanta la presenza dei siluri MK-48 Mod 6 Advanced Technology Torpedo e MK-54 Lightweight Torpedo, e del sistema d’arma imbarcato, Phalanx, per la difesa ravvicinata di punto CIWS (Close-In Weapon Systems).

A Falls Church, in Virginia, ha la propria sede la General Dynamics nota per la realizzazione dei carri armati MBT (Main Battle Tank) Abrams A1M1/A2M3, entrati in servizio presso i reparti della cavalleria corazzata americana nei primi anni ’80, e per lo sviluppo iniziale del caccia F-16 (dal 1993 un progetto della Lockheed-Martin), di cui si aggiudicò la gara nel gennaio 1975.

General Dynamics può vantare anche importanti produzioni per le forze navali come il cacciatorpediniere lanciamissili (guided missile destroyer) DDG-51 Arleigh Burke, costruito nei propri cantieri BIW (Bath Iron Works, acquisiti nel 1995) a Bath, sulle coste del Maine. Qui vengono realizzate anche le unità del cacciatorpediniere stealth DDG-1000 classe Zumwalt, contratto per il quale General Dynamics ha ottenuto la partecipazione dopo l’assegnazione iniziale del programma a Northrop-Grumman.

Con quest’ultima General Dynamics opera in una pluralità di team industriali che costituiscono una sorta di “collaborazione concorrenziale” (nel gergo delle relazioni internazionali si definirebbe un rapporto avversari-alleati). Ne sono esempi gli stessi DDG-51 e i sottomarini della classe Virginia, programma di cui GD è prime contractor attraverso la sua controllata Electric Boat con sede a Groton, nel Connecticut.

Ancora in Virginia, a Newport News, si trova il quartier generale della Huntington Ingalls Industry (HII), il principale costruttore navale degli Stati Uniti e fornitore di servizi di manutenzione, assistenza logistica postvendita e adeguamento operativo delle unità realizzate per le forze navali sia di superficie che sottomarine.

In particolare gli impianti della Virginia fanno capo alla NNS (Newport News Shipbuilding), il cui nome è legato alle principali produzioni navali americane da quasi 130 anni. Nel 2001 la NNS è stata acquisita dalla Northrop-Grumman per diventare dal 2011 una divisione della Huntington Ingalls Industry, a sua volta emanazione della stessa Northrop.

Nei cantieri della NNS vengono costruite le portaerei della classe Ford di cui sono state varate la capoclasse (first-in-class) CVN-78 (foto a sx) e la seconda unità John F. Kennedy CVN-79, e vi si realizzano anche i sottomarini della classe Virginia. Il gruppo vanta il primato di principale datore di lavoro industriale della Virginia.

Per concludere questa panoramica dello spaccato sociale della costa orientale USA, bisogna prendere in considerazione un ulteriore tassello. Anche se l’icona distrettuale dell’innovazione tecnologica è rappresentata senza dubbio dalla Silicon Valley californiana, l’area atlantica presenta un’importante concentrazione di strutture formative adeguate a supportare un ambito ad elevata intensità innovativa come l’industria della difesa.

In effetti il “mondo militare”, inteso sia come forze armate sia nella sua componente economico-industriale, pur possedendo i propri canali di reclutamento e formazione, ha tutto l’interesse a poter attingere da un bacino sociale caratterizzato dal più alto livello formativo possibile.

Sull’isola di Manhattan si trova la sede della Columbia University (fondata nel 1754), costantemente fra le prime posizioni della graduatoria mondiale delle più prestigiose università, è seconda solo ad Harvard per numero di premi Nobel assegnati nelle discipline scientifiche. Nel New Jersey è situata l’Università di Princeton (1746) fra le cui strutture formative di punta figura il Dipartimento Aerospaziale e Scienze Meccaniche.

L’Università di Yale (1701) si trova a New Haven ed è comunemente considerata la punta avanzata per la formazione giuridica. L’area metropolitana di Boston con tutta probabilità fa registrare la più alta densità formativa di alto profilo: a Cambridge hanno la loro sede l’Università di Harvard (1636) ed il Massachusetts Institute of Technology (1861).

In ultimo, a Waltham, nel “feudo” della Raytheon, a 15 chilometri a ovest di Boston, si trova la Brandeis University, di più recente fondazione (1948) e di dimensioni ridotte rispetto ad altri atenei americani ma comunque fra le più apprezzate degli Stati Uniti per i suoi centri di ricerca.

Tanto per dare un’idea di massima sui legami tra determinati ambienti, il generale David Petraeus è titolare di un Ph.D (dottorato) dell’Università di Princeton, conseguito con una tesi dal titolo: “Gli insegnamenti del Vietnam per le forze armate americane”. Ad Harvard, dal 1963, ha svolto la sua attività di ricercatore associato David Galula (1919-1968), ex ufficiale dell’esercito francese, veterano dell’Algeria e autore di “Counterinsurgency Warfare: Theory and Practice”.

Petraeus ha sempre dichiarato la propria ammirazione per Galula e si ritiene un suo discepolo avendo tratto ispirazione dagli scritti dell’ex ufficiale francese di cui ha avuto l’occasione di mettere in pratica gli insegnamenti nel suo periodo di comando delle forze USA e del contingente internazionale in Irak e Afghanistan.

In omaggio a quello che ritiene il “von Clausewitz della controinsurrezione” e suo maestro, Petraeus ha scritto la prefazione dell’edizione francese del testo di Galula, “Contre-insurrection. Théorie et pratique”, pubblicata nel 2008.

Indipendentemente dal fatto che in linea di principio si può anche concordare con la necessità di provare ad arginare la diffusione (legale) delle armi da fuoco attraverso un maggiore controllo sugli acquirenti, negli USA la vocazione al possesso di armi non può essere ridotta alla sola influenza della lobby del settore (per quanto questa sia certamente un dato reale), perché affonda le proprie radici nella storia della formazione degli Stati Uniti.

Innanzitutto non si può trascurare un aspetto che vale per la gran parte degli stati che hanno un passato come colonia: gli USA nascono “miliziani”, la figura del cittadino in armi costituiva l’unità di base delle forze combattenti nella lotta per l’indipendenza contro l’Inghilterra. Inoltre, ancora alla vigilia della guerra di secessione la struttura sociale alla base della mentalità da “America profonda”, era un tratto caratteristico di entrambe le parti in causa.

Nonostante la diffusa percezione del Nord come società industriale contrapposta al Sud agricolo, nel 1860 quasi tre quarti degli abitanti dell’Unione vivevano in piccoli paesi o fattorie (ce n’erano oltre un milione nel solo Nord); perfino nel Nord-est, culla dell’industria americana la popolazione urbana era una minoranza (cfr. Reid Mitchell, “La guerra civile americana”, il Mulino, 2003).

Nel processo di colonizzazione dell’Ovest, questo tipo di mentalità accompagnerà i coloni sposandosi con l’epopea della “conquista del West” e rafforzandosi fino a diventare un tutt’uno con le rappresentazioni romantiche della tradizione della vita di frontiera che la letteratura (libri e fumetti), il cinema e il piccolo schermo eleveranno a mito.

In questo quadro l’immagine del cittadino-miliziano che ha il dovere di difendere la patria e il diritto di proteggere se stesso, la propria famiglia e la proprietà privata, si è profondamente radicata nella forma mentis dell’americano medio.

Comunque sia, anche volendo impostare la questione sul piano dell’interesse economico puro e semplice, da quanto si è visto risulta che nell’ergersi a cantori delle ideologie del post-industriale e del post-moderno, i “lavoratori della conoscenza” tendono a perdere di vista la reale composizione del tessuto sociale in cui essi stessi sono immersi. In alcuni casi questo atteggiamento li porta a dimenticare con un po’ troppa facilità quanta parte del proprio stile di vita, e più in generale del cosiddetto “american way of life”, dipenda tuttora (direttamente o indirettamente), dal settore industriale della difesa.

(foto: US DoD / General Dynamics Corporation / Huntington Ingalls Industries / web)