Arditi, 100 anni di combattimento Made in Italy

(di Francesco Bergamo)
13/03/17

Il 2017 è il Centenario della nascita degli Arditi!. Un metodo di combattimento invidiato da tutto il mondo. Antonio Merendoni esperto di combattimento all'arma bianca li ha studiati e mercoledì u.s. ne ha descritto la storia e le letali potenzialità in una conferenza organizzata dai Lagunari di Venezia presso la Caserma Mater di Mestre. Un modo semplice e diretto per farli conoscere nei particolari. Storia e tecnica sono materie affascinanti, ma soprattutto la trasmissione della conoscenza aiuta e stimola a trovare nuove soluzioni. Il colonnello Massimiliano Stecca apre l'intervento ricordando il Centenario e l'importanza degli Arditi. La platea, composta da militari esperti di combattimento individuale come ad esempio il capitano Pansini ed esperti civili del corpo a corpo all'arma bianca come Sandro Martinelli, segue con interesse.

100 anni di combattimento Made in Italy!

Antonio Merendoni da studioso e istruttore del sistema scrima (scherma, armi da taglio e punta) della tradizione militare italiana, nella sua costante ricerca sulla materia ha conosciuto negli anni '80 alcuni Arditi, ormai novantenni. Si è fatto raccontare le loro storie e insegnare le tecniche di combattimento, confortato anche dai riferimenti storici del presidente FNAI (Federazione Nazionale Arditi d'Italia) generale Umberto Calamida. In un Paese con la memoria corta come il nostro, certe cose vanno ricordate.

1915

Inizia la guerra. È lunga, logorante e con uno stallo. A questo punto c'è un personaggio che oltre ad essere un validissimo combattente (due medaglie d'argento) è anche un grande innovatore: il tenente colonnello Giuseppe Alberto Bassi. Ha l'idea di creare degli speciali reparti d'assalto. Si tenga presente che gli italiani sono stati i primi a creare i corpi speciali e per casi più o meno noti poi sono stati copiati da tutto il mondo. Gli Arditi saranno la élite decisiva durante le battaglie del Piave e di Vittorio Veneto.

È autorizzato!

È autorizzato a creare i reparti d'assalto composti da volontari. È il 29 luglio 1917. Sul piano morale e fisico tra i soldati arditi e gli Arditi non c'era differenza: tenacia, coraggio, forte cameratismo, abilità nella lotta corpo a corpo, resistenza fisica. Cambiava tutto sul piano tattico. I primi, i soldati arditi, si fermavano al raggiungimento della prima linea; mentre i secondi, attaccavano su più punti, penetravano in profondità per poi attaccare ai lati sulle retrovie, permettendo dunque ai reggimenti di linea di attaccare frontalmente.

L' idea serviva a superare il binomio reticolato-mitragliatrice che procurava molte perdite e scarsi avanzamenti. Bassi si rese conto che serviva ben altro per rompere il binomio. Così elaborò tre specifici punti nelle tre fasi dell'assalto. Prima fase: attacco di sorpresa con bombe a mano, pugnali e lanciafiamme. Seconda fase: penetrazione profonda per scongiurare l'assestamento del nemico in una seconda linea difensiva. Terza fase: attacco sui fianchi della linea difensiva. Le specifiche per la prima, personale addestrato ad aprire varchi tra i reticolati. Per la seconda: personale addestrato all'uso specifico della mitragliatrici che dovevano seguire passo passo la copertura dell'assalto. Per la terza, penetrazione in profondità con armamento leggero mantenimento della posizione.

Bassi scrisse una relazione ai suoi superiori, i quali rimasero favorevolmente impressionati perché sempre alla ricerca di nuovi miglioramenti offensivi. Il 29 luglio, alla presenza di Vittorio Emanuele, si svolse la prima dimostrazione con ottimi risultati. Arrivò l'autorizzazione alla creazione e dotazione dei reparti d'assalto. Bassi, dunque, fece abbandonare il fucile e il moschetto per dotare gli uomini di pugnale, bombe e pistola per la difesa personale. Rivoluzione copernicana: in quanto negli spazi ristretti e angusti il pugnale e le bombe a mano sono più efficaci dei lunghi fucili.

Addestramento

Addestramento dei volontari presso il Centro, in località Sdricca di Manzano, detto anche la “Scuola del coraggio”. Preparazione atletica con il capitano Razzi: corsa e salto dei reticolati. Si ricorda che gli Arditi lanciavano le bombe durante il salto dei reticolati. Lotta corpo a corpo e a mani nude. Il capitano Razzi studierà una specifica forma di lotta sfruttando i principi della lotta giapponese acquisiti tramite l'alleanza con il Giappone. Lancio di bombe ai limiti della propria incolumità fisica.

Addestramento reale, tanto che ci saranno anche molti feriti durante gli allenamenti estremamente duri.

A noi!

Il maggiore Freguia creò il motto degli arditi “A noi!” Il motto completo era che le persone preposte urlavano: “A chi l'onore?” E gli altri rispondevano: “A noi!

Equipaggiamento

L'Ardito aveva il caratteristico pugnale che altro non era che il riadattamento delle rimanenze di magazzino delle vecchie baionette “Vetterli”. Lama accorciata quanto bastava a non ingombrare e fascetta come guardia. Per il metodo di combattimento da punta, come quello italiano, quei pugnali caserecci andavano benissimo. Un tascapane pieno di bombe a mano. Una pistola.

Armi da fuoco

La mitragliatrice pesante non era adatta alle azioni specifiche di irruzioni e avanzamento verso la trincea avversaria. Meglio allora il lancio di bombe a mano.

Abbigliamento

L'elmetto veniva portato al rovescio per comodità. Giacca dei bersaglieri ciclisti perché aperta davanti e dunque non impediva i movimenti durante il lancio delle bombe a mano e nel combattimento corpo a corpo col pugnale. Bavero con la fiamma colorata secondo la provenienza: bersaglieri, rossa; fanteria, nera; alpini, verde.

Peso dotazione

L'ardito portava un peso di 15 kg e 100 gr a differenza della fanteria di linea di 22 kg e 850gr.

La coppia tattica

Bassi riscontra che in caserma si formano delle coppie che si compensano e si intendono a meraviglia. La coppia deve rimanere coppia anche in campo di battaglia. Ecco un breve passo del suo diario: “Una società di due persone possiede degli elementi che non esistono in nessuno dei due che la compongono e che nascono e si sprigionano nel momento che unendosi danno vita alla società. I soggetti si rafforzano, la percezione diviene pronta e vivace, l'acutezza visiva...” Secondo il geniale innovatore, la coppia era la base indispensabile per l'azione degli Arditi. Bassi divise il plotone in quattro squadre. Per ogni squadra cinque o sei coppie di uomini. L'intesa raggiunta dalle coppie si rivelava micidiale sia nel corpo a corpo sia nella eliminazione delle postazioni delle mitragliatrici nemiche.

L'embrione alla prova

L'embrione dell'idea che poi porterà al mito degli Arditi venne alla luce

il 7 giugno quando il maggiore Bassi, senza alcuna preparazione specifica, diede ordine al suo battaglione di attaccare il “Dosso del Palo”. Sorpresa: dosso conquistato con poche perdite. Perché ce l'hanno fatta? Semplice, Bassi ha invertito l'ordine di attacco: ha mandato avanti i plotoni con le mitragliatrici leggere e le bombe a mano. Come succede solo in Italia: lettera di demerito per aver disatteso l'ordine e poi promozione sul campo per la brillante soluzione.

Combattimento corpo a corpo

Non vi è nulla di più letale di un uomo armato di coltello. Una volta entrato nella trincea nemica, il poco spazio laterale a disposizione al nemico lascia poco margine all'improvvisazione: chi è più addestrato vince. Gli Arditi lo dimostrarono benissimo. Il corpo a corpo era la loro specialità. Poche mosse ben collaudate e portate a termine con determinazione e rapidità erano garanzia certa alla riuscita dell'assalto. La loro guardia era particolare: gamba sinistra e braccio sinistro avanti, arretrata invece la parte destra: gamba e mano che brandiva il pugnale. Una serie di combinazioni semplici ed efficaci permettevano di avere la meglio. Era contemplato il disarmo dell'avversario, ma difficilmente avveniva.

La conferenza si conclude

Una domanda a Merendoni: il metodo di combattimento con coltello degli Arditi è paragonabile e quello moderno del Krav Maga o similari?

Ogni metodo ha le sue caratteristiche, ma tenga presente che quello degli Arditi è stato testato durante la guerra con i risultati che si sono visti”.

Ora, dopo la spiegazione storica, sarebbe interessante vedere dal vivo, magari con una apposita conferenza, il sistema applicato con combattimenti simulati. In fin dei conti stiamo parlando di un metodo di combattimento italiano invidiato dal mondo intero da 100 anni!